Tornano a far discutere i ricorsi al Tar da parte di genitori di studenti bocciati.
Tra gli ultimi casi a tenere banco a livello nazionale ci sono quello di Tivoli Terme, dove una studentessa è stata promossa nonostante sei materie insufficienti, e quello di Mirano, dove un ragazzo bocciato a luglio 2022 alla Maturità è stato ora promosso perché nonostante l'esame disastroso durante l'anno scolastico aveva avuto un buon rendimento. Tuttavia, come riporta Il Corriere della Sera, soltanto un ricorso su dieci viene accolto.
Il caso di Roma - Geografia, francese, matematica, scienze, inglese e musica. Erano queste le materie insufficienti, di cui una grave, dell'alunna iscritta a un istituto di Tivoli Terme, in provincia di Roma. Gli insegnanti avevano quindi deliberato la bocciatura all'unanimità, ma i genitori della ragazza hanno presentato ricorso al Tar chiedendo l'annullamento del provvedimento. E il tribunale ha dato loro ragione.
Anche se dai documenti della scuola emerge che "nel corso dell'anno la ragazza ha avuto una frequenza regolare" e il comportamento è stato "buono", l'impegno si è rivelato "scarso e inadeguato, sia nell'esecuzione dei compiti che nello studio". Ma secondo il Tar i professori non avrebbero considerato il percorso dell'alunna dall'inizio alla fine: "Dal primo mese di scuola fino al termine delle lezioni, ha visto incrementare le proprie conoscenze e migliorare i propri voti", si legge nella sentenza. E la scuola, sempre secondo il Tar, avrebbe le sue responsabilità per non aver messo a disposizione "sistemi di ausilio e di supporto per il recupero".
Il caso di Venezia - Tra gli ultimi casi che tengono banco a livello nazionale c'è anche quello di una scuola di Mirano, in provincia di Venezia. A luglio 2022, come riporta Il Gazzettino, uno studente era stato bocciato alla Maturità con 54/100 - sei punti in meno del minimo - perché l'esame orale era stato considerato disastroso dai professori. Ora, a distanza di 12 mesi, il Tar ha imposto all'istituto di promuoverlo con il voto di 60/100 perché durante l'anno scolastico il suo rendimento, come ammesso dagli stessi docenti, era stato buono.
Ne passa solo uno su dieci - Casi di genitori che ricorrono contro le bocciature del figlio si sono registrati in tutta Italia: Sicilia, Sardegna, Campania, provincia autonoma di Bolzano e anche Marche. Come quanto avvenuto a Jesi, in provincia di Ancona, dove un 58/100 in un liceo psico-pedagogico è stato trasformato in un 60/100.
A Venezia, scrive il Corriere della Sera, le cause pendenti nell'ultimo anno sono state circa trenta. Una dozzina le ultime decisioni, alcune arrivate anche dopo un anno dalla presentazione del ricorso. Tuttavia, secondo i calcoli di Michele Bonetti, avvocato che si occupa da anni di diritto scolastico, soltanto un ricorso su dieci viene accolto. "Molte cause riguardano gli studenti con Dsa, disturbi specifici dell'apprendimento - spiega l'avvocato -. Sono poche quelle che si vincono perché finora la giurisprudenza del Tar è stata molto rigida".
"Scuola e genitori dovrebbero parlarsi" - I ricorsi provocano l'ira di docenti e presidi. "Con il Covid e la Dad è possibile che ci sia stata qualche ulteriore incomprensione", spiega al Corriere della Sera Cristina Costarelli, presidente dell'associazione presidi del Lazio. "Il problema con le bocciature è dovuto al fatto che la valutazione ha una doppia natura: è un momento del processo formativo e di crescita e al tempo stesso un atto amministrativo", aggiunge Costarelli.
Insomma, "c'è una parte sostanziale e una formale. Il Tar si occupa di questa seconda natura, ma spesso questi scontri con le famiglie si potrebbero risolvere in modo più proficuo parlandosi e cercando una strada che aiuti veramente lo studente".
da tgcom24