Il cervello del celebre scienziato è stato sottratto da un patologo che voleva a tutti i costi studiarlo
Sapevate che il cervello di Albert Einstein era stato rubato? La storia è davvero rocambolesca e vede come protagonista Thomas Harvey, il patologo di guardia incaricato di fare l’autopsia al cadavere dello scienziato morto nel 1955.
Il corpo di Einstein fu cremato, ma il cervello venne risparmiato da quella fine. Harvey sostenne che il gesto venne compiuto in nome della scienza, ma si sparse la voce che il cervello di Einstein era stato asportato di nascosto senza il consenso della famiglia, e quando il Princeton Hospital venne a sapere che il patologo si era appropriato di un organo umano in modo irregolare, lo licenziò in tronco.
Harvey, come riporta Storiacang.it, dopo essere stato assunto dall’Università della Pennsylvania, portò via con sé il cervello e lo dissezionò in 240 pezzi che conservò nella celloidina, un tipo di cellulosa dura ed elastica. In seguitò allestì dodici serie di duecento diapositive che contenevano campioni di tessuto cerebrale del genio e le inviò a diversi ricercatori, che però rifiutarono di esaminare l’organo, anche perché molti pensavano si trattasse di uno scherzo.
Nel 1978 dopo un’intervista rilasciata al New Jersey Monthly Harvey venne contattato da Marian Diamond, neurologa dell’Università di Berkeley, che analizzò un frammento del cervello di Einstein evidenziando che il cervello dello scienziato aveva più cellule gliali (la cui funzione principale è di dare sostegno ai neuroni) per neurone di una persona normale.
Thomas Harvey morì a 94 anni il 5 aprile 2007, e i frammenti del cervello di Einstein che Harvey ancora conservava finirono ai suoi eredi, che tre anni dopo li donarono al Museo nazionale di salute e medicina dell’esercito statunitense.
Nel 2013 uno studio neurologico realizzato sull’organo evidenziò delle connessioni nervose eccellenti. Si tratta del nucleo centrale delle connessioni, che collega un emisfero cerebrale all’altro. Questo collegamento nervoso trasmette le informazioni necessarie alla coordinazione motoria, ma è anche coinvolto nei processi cognitivi.
Fonte: Supereva
Sapevate che il cervello di Albert Einstein era stato rubato? La storia è davvero rocambolesca e vede come protagonista Thomas Harvey, il patologo di guardia incaricato di fare l’autopsia al cadavere dello scienziato morto nel 1955.
Il corpo di Einstein fu cremato, ma il cervello venne risparmiato da quella fine. Harvey sostenne che il gesto venne compiuto in nome della scienza, ma si sparse la voce che il cervello di Einstein era stato asportato di nascosto senza il consenso della famiglia, e quando il Princeton Hospital venne a sapere che il patologo si era appropriato di un organo umano in modo irregolare, lo licenziò in tronco.
Harvey, come riporta Storiacang.it, dopo essere stato assunto dall’Università della Pennsylvania, portò via con sé il cervello e lo dissezionò in 240 pezzi che conservò nella celloidina, un tipo di cellulosa dura ed elastica. In seguitò allestì dodici serie di duecento diapositive che contenevano campioni di tessuto cerebrale del genio e le inviò a diversi ricercatori, che però rifiutarono di esaminare l’organo, anche perché molti pensavano si trattasse di uno scherzo.
Nel 1978 dopo un’intervista rilasciata al New Jersey Monthly Harvey venne contattato da Marian Diamond, neurologa dell’Università di Berkeley, che analizzò un frammento del cervello di Einstein evidenziando che il cervello dello scienziato aveva più cellule gliali (la cui funzione principale è di dare sostegno ai neuroni) per neurone di una persona normale.
Thomas Harvey morì a 94 anni il 5 aprile 2007, e i frammenti del cervello di Einstein che Harvey ancora conservava finirono ai suoi eredi, che tre anni dopo li donarono al Museo nazionale di salute e medicina dell’esercito statunitense.
Nel 2013 uno studio neurologico realizzato sull’organo evidenziò delle connessioni nervose eccellenti. Si tratta del nucleo centrale delle connessioni, che collega un emisfero cerebrale all’altro. Questo collegamento nervoso trasmette le informazioni necessarie alla coordinazione motoria, ma è anche coinvolto nei processi cognitivi.
Fonte: Supereva
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