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Zahra, ora donne afghane pensano al suicidio

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    #1

    Zahra, ora donne afghane pensano al suicidio

    Attivista a Ischia: "Meglio la morte che essere in gabbia"


    Zahra Ahmadi - RIPRODUZIONE RISERVATA

    E' riuscita a fuggire da Kabul grazie al ponte aereo italiano, dopo essersi nascosta per tre giorni dalle ricerche dei talebani. Ora è salva, ma Zahra Ahmadi, attivista e imprenditrice afghana di 32 anni, non si dà pace per la sorte delle sue connazionali, 16 milioni di donne rimaste in Afghanistan e ora angosciate per le restrizioni annunciate dal nuovo regime.

    Il premio internazionale Ischia di giornalismo le consegna un riconoscimento per il suo impegno nella causa dei diritti umani, e lei coglie l'occasione per lanciare l'ennesimo, drammatico appello: "Per le donne dell'Afghanistan impegnate nella lotta per i diritti civili la cosa peggiore adesso è la morte della speranza. In questi giorni quando riesco a parlare con alcune di loro percepisco forte il sentimento di impotenza e rassegnazione ed in qualche caso mi confessano apertamente di pensare al suicidio".

    Parole gonfie di angoscia e di dolore, le stesse sensazioni da cui Zahra è riuscita a scappare ma che non dimentica.

    Poco prima che i talebani prendessero il potere, aveva partecipato ad una manifestazione proprio contro i fondamentalisti e temendo ritorsioni ha vissuto giorni d'angoscia nascosta insieme ad alcune amiche, finche' grazie all'Italia che ha raccolto gli appelli del fratello Ahmed, ristoratore residente da anni a Venezia, il 19 agosto è arrivata all'aeroporto di Fiumicino tramite il ponte aereo organizzato dalla Difesa.

    "Quando ormai non avevo più speranze il console italiano in Afghanistan (Tommaso Claudi, ndr) e mio fratello Ahmed mi hanno contattato e sono riuscita a lasciare il mio paese ed a salvarmi la vita. Ma sono angosciata per chi è rimasto. Se arriviamo ad essere prigioniere a casa nostra, se le mura delle nostre abitazioni diventano una gabbia questo per noi è inaccettabile e non possiamo pensare ad un futuro così, senza la libertà che avevamo. Meglio suicidarsi allora che restare in queste condizioni", dice Zahra visibilmente commossa.

    L'attivista, ormai tra i simboli della resistenza afghana, è giunta al premio Ischia dopo un viaggio dall'itinerario tenuto nascosto, nel timore di attentati. Ma il pericolo di finire nel mirino dei fondamentalisti non la spinge a nascondersi, anzi.

    Dopo il ritiro del riconoscimento assegnatole dalla Fondazione Giuseppe Valentino e da Culturae Italia parteciperà al Festival della Politica di Mestre, sabato 11 settembre, ad un confronto sulla crisi afghana, per rilanciare il grido d'allarme sui rischi umanitari nel suo Paese.



    Fonte: Ansa

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    #2
    Ho visto la sua intervista su Sky, peraltro le sue parole sembrano confermate da quanto ho letto su Repubblica dove scrivono che di donne in giro a Kabul non se ne vedono più.
    C'è stata nei giorni scorsi qualche timida manifestazione di donne contro il nuovo regime, puntualmente dispersa a nerbate e spray urticante, poi il vuoto. Solo uomini per strada.
    L' Afghanistan non è un paese per donne, parafrasando il titolo di un noto film.
    Che tristezza....

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      #3
      Che situazione...... che massacro.... no words...

      Cmq. anche se ovviamente è difficile stare nella testa degli altri (spesso anche nella nostra).... ma capisco... o comprendo.... che sia meglio pensare a quello...

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        #4
        Che livello di disperazione devono sentire. E senza più alcuna speranza...

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          #5
          Originally posted by Ila29 View Post
          Che livello di disperazione devono sentire. E senza più alcuna speranza...
          Penso che abbiano davvero una forza 'ste donne..... avoja.. ok che quando ti ci trovi.. o la sviluppi o muori.. ma


          Cmq. che roba..... IL MONDO OCCIDENTALE DEMOCRATICO.. che bei danni..

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            #6
            ...e qui pensano al catcalling...

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              #7
              Originally posted by monikaf View Post
              ...e qui pensano al catcalling...
              I piani sono evidentemente molto diversi.
              Resta il fatto che il catcalling rappresenta comunque una forma di molestia che non va minimizzata o banalizzata.

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                #8
                Originally posted by Ila29 View Post
                Attivista a Ischia: "Meglio la morte che essere in gabbia"


                Zahra Ahmadi - RIPRODUZIONE RISERVATA

                E' riuscita a fuggire da Kabul grazie al ponte aereo italiano, dopo essersi nascosta per tre giorni dalle ricerche dei talebani. Ora è salva, ma Zahra Ahmadi, attivista e imprenditrice afghana di 32 anni, non si dà pace per la sorte delle sue connazionali, 16 milioni di donne rimaste in Afghanistan e ora angosciate per le restrizioni annunciate dal nuovo regime.

                Il premio internazionale Ischia di giornalismo le consegna un riconoscimento per il suo impegno nella causa dei diritti umani, e lei coglie l'occasione per lanciare l'ennesimo, drammatico appello: "Per le donne dell'Afghanistan impegnate nella lotta per i diritti civili la cosa peggiore adesso è la morte della speranza. In questi giorni quando riesco a parlare con alcune di loro percepisco forte il sentimento di impotenza e rassegnazione ed in qualche caso mi confessano apertamente di pensare al suicidio".

                Parole gonfie di angoscia e di dolore, le stesse sensazioni da cui Zahra è riuscita a scappare ma che non dimentica.

                Poco prima che i talebani prendessero il potere, aveva partecipato ad una manifestazione proprio contro i fondamentalisti e temendo ritorsioni ha vissuto giorni d'angoscia nascosta insieme ad alcune amiche, finche' grazie all'Italia che ha raccolto gli appelli del fratello Ahmed, ristoratore residente da anni a Venezia, il 19 agosto è arrivata all'aeroporto di Fiumicino tramite il ponte aereo organizzato dalla Difesa.

                "Quando ormai non avevo più speranze il console italiano in Afghanistan (Tommaso Claudi, ndr) e mio fratello Ahmed mi hanno contattato e sono riuscita a lasciare il mio paese ed a salvarmi la vita. Ma sono angosciata per chi è rimasto. Se arriviamo ad essere prigioniere a casa nostra, se le mura delle nostre abitazioni diventano una gabbia questo per noi è inaccettabile e non possiamo pensare ad un futuro così, senza la libertà che avevamo. Meglio suicidarsi allora che restare in queste condizioni", dice Zahra visibilmente commossa.

                L'attivista, ormai tra i simboli della resistenza afghana, è giunta al premio Ischia dopo un viaggio dall'itinerario tenuto nascosto, nel timore di attentati. Ma il pericolo di finire nel mirino dei fondamentalisti non la spinge a nascondersi, anzi.

                Dopo il ritiro del riconoscimento assegnatole dalla Fondazione Giuseppe Valentino e da Culturae Italia parteciperà al Festival della Politica di Mestre, sabato 11 settembre, ad un confronto sulla crisi afghana, per rilanciare il grido d'allarme sui rischi umanitari nel suo Paese.



                Fonte: Ansa
                Povere donne, povere povere donne.

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                  #9
                  Secondo i Talebani le donne devono stare Chiuse in Casa ... per loro è Legge !!!

                  Qui in Italia faranno la stessa fine i No Vaccino ... uomini, donne e bambini ... di cui non vi freghera un caxxo

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                    #10
                    Originally posted by Mr.Molla View Post
                    Secondo i Talebani le donne devono stare Chiuse in Casa ... per loro è Legge !!!

                    Qui in Italia faranno la stessa fine i No Vaccino ... uomini, donne e bambini ... di cui non vi freghera un caxxo
                    a me sinceramente importa più degli italiani che degli afghani...chi è causa del suo mal....
                    I mezzi per non cadere in mano a certi elementi ce li avevano. Non hanno combattuto. Come ogni battaglia ci sono delle vittime

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