Frank, l’algoritmo di Deliveroo (simile a quello utilizzato da molte altre piattaforme per il delivery) che valuta i rider e assegna loro le consegne da effettuare è discriminatorio: la ha deciso per la prima volta, in una sentenza che si preannuncia storica per il mondo del delivery, il Tribunale di Bologna.
La sentenza arriva dopo il ricorso promosso congiuntamente da NIdiL Cgil, Filcams Cgil e Filt Cgil a dicembre 2019: la loro denuncia sosteneva proprio che l’algoritmo della piattaforma, quello che sostanzialmente organizza il lavoro dei riders e i loro turni, si basasse su parametri discriminatori.
“Parliamo di un sistema nel quale se non fai un turno di lavoro, perché magari stai sciopererando o perche semplicemente stai male, si “vendica” facendoti avere meno opportunità di lavoro nelle settimane successive”, scrive su Facebook Yiftalem Parigi, Rappresentante per la sicurezza RLS dei riders per NIdiL CGIL Firenze, commentando la sentenza. “Questo vale per Deliveroo, ma in realtà anche per tutte le altre società di delivery che fondano il loro modello di organizzazione del lavoro su un sistema che assegna turni e consegne sulla base di un algoritmo”. Insomma: più lavori, più “fai il bravo”, più l’algoritmo ti premia, facendoti lavorare. Senza tenere sufficientemente conto delle singole situazioni o del contesto. Così, succede magari che si “punisca” chi si è incolpevolmente ammalato, o si premi chi lavora senza sosta e senza fiatare.
“Il ranking reputazionale – spiega anche la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti – declassa alla stesso modo, senza alcuna distinzione, sia chi si assenta per futili motivi, sia chi si astiene dalla consegna per malattia o per esercitare il diritto di sciopero”.
Ed è effettivamente quanto deciso dal tribunale, che ha stabilito che il modello “miope” di valutazione adottato dalla piattaforma di food delivery fosse frutto di una precisa scelta dell’azienda nel privilegiare e premiare la disponibilità dei rider, a prescindere dalle singole casistiche. Anche perché, spiega Scacchetti in una nota, “quando vuole, la piattaforma puo’ togliersi la benda che la rende ‘cieca’ o ‘incosciente’ rispetto ai motivi della mancata prestazione lavorativa da parte del rider e, se non lo fa, è perché lo ha deliberatamente scelto”.
Una svolta importante per un maggior riconoscimento del lavoro dei rider, la cui battaglia sembra, alla fine di questo 2020, arrivare a uno snodo cruciale, con la concretizzazione di un contratto di lavoro secondo un inquadramento nazionale e altre storiche sentenze, come quella del Tribunale di Palermo che ha imposto a Glovo di assumere un rider fino ad allora pagato a consegna.
Così, quest’ultima sentenza diventa un ulteriore tassello in una lotta ai diritti di lavoratori che inziano a far sentire con sempre maggiore forza la loro voce, complice probabilmente anche il ruolo fondamentale che le consegne a domicilio hanno assunto quest’anno per la salvaguardia del settore della ristorazione. “Per la prima volta in Europa – spiega Tania Scacchetti soottolineando l’importanza della sentenza – un giudice stabilisce che ‘Frank’ è cieco e pertanto indifferente alle esigenze dei rider che non sono macchine, ma lavoratrici e lavoratori con diritti”.
notizia da:dissapore.it
La sentenza arriva dopo il ricorso promosso congiuntamente da NIdiL Cgil, Filcams Cgil e Filt Cgil a dicembre 2019: la loro denuncia sosteneva proprio che l’algoritmo della piattaforma, quello che sostanzialmente organizza il lavoro dei riders e i loro turni, si basasse su parametri discriminatori.
“Parliamo di un sistema nel quale se non fai un turno di lavoro, perché magari stai sciopererando o perche semplicemente stai male, si “vendica” facendoti avere meno opportunità di lavoro nelle settimane successive”, scrive su Facebook Yiftalem Parigi, Rappresentante per la sicurezza RLS dei riders per NIdiL CGIL Firenze, commentando la sentenza. “Questo vale per Deliveroo, ma in realtà anche per tutte le altre società di delivery che fondano il loro modello di organizzazione del lavoro su un sistema che assegna turni e consegne sulla base di un algoritmo”. Insomma: più lavori, più “fai il bravo”, più l’algoritmo ti premia, facendoti lavorare. Senza tenere sufficientemente conto delle singole situazioni o del contesto. Così, succede magari che si “punisca” chi si è incolpevolmente ammalato, o si premi chi lavora senza sosta e senza fiatare.
“Il ranking reputazionale – spiega anche la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti – declassa alla stesso modo, senza alcuna distinzione, sia chi si assenta per futili motivi, sia chi si astiene dalla consegna per malattia o per esercitare il diritto di sciopero”.
Ed è effettivamente quanto deciso dal tribunale, che ha stabilito che il modello “miope” di valutazione adottato dalla piattaforma di food delivery fosse frutto di una precisa scelta dell’azienda nel privilegiare e premiare la disponibilità dei rider, a prescindere dalle singole casistiche. Anche perché, spiega Scacchetti in una nota, “quando vuole, la piattaforma puo’ togliersi la benda che la rende ‘cieca’ o ‘incosciente’ rispetto ai motivi della mancata prestazione lavorativa da parte del rider e, se non lo fa, è perché lo ha deliberatamente scelto”.
Una svolta importante per un maggior riconoscimento del lavoro dei rider, la cui battaglia sembra, alla fine di questo 2020, arrivare a uno snodo cruciale, con la concretizzazione di un contratto di lavoro secondo un inquadramento nazionale e altre storiche sentenze, come quella del Tribunale di Palermo che ha imposto a Glovo di assumere un rider fino ad allora pagato a consegna.
Così, quest’ultima sentenza diventa un ulteriore tassello in una lotta ai diritti di lavoratori che inziano a far sentire con sempre maggiore forza la loro voce, complice probabilmente anche il ruolo fondamentale che le consegne a domicilio hanno assunto quest’anno per la salvaguardia del settore della ristorazione. “Per la prima volta in Europa – spiega Tania Scacchetti soottolineando l’importanza della sentenza – un giudice stabilisce che ‘Frank’ è cieco e pertanto indifferente alle esigenze dei rider che non sono macchine, ma lavoratrici e lavoratori con diritti”.
notizia da:dissapore.it
Comment