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Giovanni Sallusti per Dagospia
* autore del libro ''Politicamente Corretto - la dittatura democratica'' - Giubilei Regnani editore
Caro Dago,
La battaglia contro il Politicamente Corretto è sostanzialmente perduta, e lo è a causa di uno dei principali atout che questa creatura è in grado di gettare sul tavolo: la sua stupidità. Autentica, quindi spiazzante, imprevedibile, disarmante.
Prendiamo un caso odierno che sta scuotendo i social, invariabilmente termometro dei tic “correttisti”. Il comune pugliese di Martano decide di lanciare una campagna di comunicazione “non convenzionale” (quindi una campagna di comunicazione degna di questo nome) per spronare i cittadini all’utilizzo della mascherina. C’è la foto di una bella fanciulla (sì può ancora dire? In caso contrario chiedo scusa e disimpegno Dago da uno psicoreato che è solo di chi scrive) che si indica il volto corredato da una mascherina chirurgica. Campeggia lo slogan “Non passare da stupido”. Sotto il testo: “Capirei se ci chiedessero di mettere una pigna nel culo, ma è semplicemente una mascherina davanti a naso e bocca”.
Comunque la si veda, una pro-vocazione che rimanda a parecchi sottotemi dirimenti in era pandemica, il binomio libertà/responsabilità, quello salute collettiva/autodeterminazione individuale, con una vena d’intelligente sdrammatizzazione che smentisce l’isteria degli iperfobici non meno che quella dei cosiddetti “negazionisti” (orrendo termine anch’esso politically correct che andrebbe lasciato alla funzione originaria, quella di indicare i pazzoidi che negano l’Olocausto, ma questo oggi passa il convento mainstream).
Ebbene, l’Arcigay filiale del Salento cosa riesce invece a scovare, nell’operazione pubblicitaria? Ma è ovvio, un lampante caso di bieca omofobia. Con le parole del comunicato stampa dell’associazione, che sembrano vergate (ripardon, non vorremmo rimandare al sostantivo fasciofallico “verga”) da Kafka, per il misto di forma burocratica e sostanza grottesca: “Siamo costretti a sottolineare l’inopportunità di una comunicazione istituzionale che sottende una denigrazione di chi pratica il sesso anale” (che non risulta esclusiva dell’omosessuale, qui l’Arcigay mira evidentemente ad intercettare anche l’indignazione degli etero sodomiti).
“Capiamo che una pigna nel culo non è propriamente comoda”- concedono gli inquisitori arcobaleno- “ma invitiamo il sindaco ad allargare i suoi orizzonti così da capire che magari ha sbagliato paragone!”. E qui, davanti all’invito al primo cittadino di Martano a rivalutare i possibili utilizzi alternativi della pigna, ti viene il liberatorio sospetto che il comunicato sia una goliardata, uno scherzo.
Ma il finale non lascia spazio a dubbi: “Ci aspettiamo delle scuse ufficiali e magari una maggiore attenzione verso tutt*”. L’asterisco finale non è un refuso (magari, ci sentiremmo tutti un po’ meno stupidi), è l’odioso asterisco “egualitario”, che nei protocolli della neolingua Lgbt serve ad evitare il violento predominio della desinenza maschile, ma anche la non meno repressiva formula i/e, che tenderebbe a suggerire l’esistenza di due soli generi sessuali, il maschile e il femminile, tesi ormai ricevibile solo in qualche postribolo dei bassifondi sovranisti.
Che non sia uno scherzo, lo conferma il presidente Giuseppe Todisco, il quale si mette a rispondere puntuto alla marea di commenti su Facebook, anzitutto di suoi militanti, il cui tenore complessivo è: “Ma state dicendo suo serio?!”. Certo, ribatte imperturbabile il Todisco, qui siamo di fronte a un sintomo preoccupante dell’ “imperante cultura patriarcale”, a un caso da manuale di “eteronormatività tossica”, ed altre supercazzole pride che sembrano partorite (ri-ripardon, verbo che evoca la barbara pratica della sessualità finalizzata a procreare) da un altro pugliese celebre iscritto all’associazione, Nichi Vendola.
Il patriarcato parafascista dietro all’idea che introdurre una pigna nel deretano non sia sinonimo universale di piacere. Non si riesce a replicare razionalmente, hanno vinto.
Giovanni Sallusti per Dagospia
* autore del libro ''Politicamente Corretto - la dittatura democratica'' - Giubilei Regnani editore
Caro Dago,
La battaglia contro il Politicamente Corretto è sostanzialmente perduta, e lo è a causa di uno dei principali atout che questa creatura è in grado di gettare sul tavolo: la sua stupidità. Autentica, quindi spiazzante, imprevedibile, disarmante.
Prendiamo un caso odierno che sta scuotendo i social, invariabilmente termometro dei tic “correttisti”. Il comune pugliese di Martano decide di lanciare una campagna di comunicazione “non convenzionale” (quindi una campagna di comunicazione degna di questo nome) per spronare i cittadini all’utilizzo della mascherina. C’è la foto di una bella fanciulla (sì può ancora dire? In caso contrario chiedo scusa e disimpegno Dago da uno psicoreato che è solo di chi scrive) che si indica il volto corredato da una mascherina chirurgica. Campeggia lo slogan “Non passare da stupido”. Sotto il testo: “Capirei se ci chiedessero di mettere una pigna nel culo, ma è semplicemente una mascherina davanti a naso e bocca”.
Comunque la si veda, una pro-vocazione che rimanda a parecchi sottotemi dirimenti in era pandemica, il binomio libertà/responsabilità, quello salute collettiva/autodeterminazione individuale, con una vena d’intelligente sdrammatizzazione che smentisce l’isteria degli iperfobici non meno che quella dei cosiddetti “negazionisti” (orrendo termine anch’esso politically correct che andrebbe lasciato alla funzione originaria, quella di indicare i pazzoidi che negano l’Olocausto, ma questo oggi passa il convento mainstream).
Ebbene, l’Arcigay filiale del Salento cosa riesce invece a scovare, nell’operazione pubblicitaria? Ma è ovvio, un lampante caso di bieca omofobia. Con le parole del comunicato stampa dell’associazione, che sembrano vergate (ripardon, non vorremmo rimandare al sostantivo fasciofallico “verga”) da Kafka, per il misto di forma burocratica e sostanza grottesca: “Siamo costretti a sottolineare l’inopportunità di una comunicazione istituzionale che sottende una denigrazione di chi pratica il sesso anale” (che non risulta esclusiva dell’omosessuale, qui l’Arcigay mira evidentemente ad intercettare anche l’indignazione degli etero sodomiti).
“Capiamo che una pigna nel culo non è propriamente comoda”- concedono gli inquisitori arcobaleno- “ma invitiamo il sindaco ad allargare i suoi orizzonti così da capire che magari ha sbagliato paragone!”. E qui, davanti all’invito al primo cittadino di Martano a rivalutare i possibili utilizzi alternativi della pigna, ti viene il liberatorio sospetto che il comunicato sia una goliardata, uno scherzo.
Ma il finale non lascia spazio a dubbi: “Ci aspettiamo delle scuse ufficiali e magari una maggiore attenzione verso tutt*”. L’asterisco finale non è un refuso (magari, ci sentiremmo tutti un po’ meno stupidi), è l’odioso asterisco “egualitario”, che nei protocolli della neolingua Lgbt serve ad evitare il violento predominio della desinenza maschile, ma anche la non meno repressiva formula i/e, che tenderebbe a suggerire l’esistenza di due soli generi sessuali, il maschile e il femminile, tesi ormai ricevibile solo in qualche postribolo dei bassifondi sovranisti.
Che non sia uno scherzo, lo conferma il presidente Giuseppe Todisco, il quale si mette a rispondere puntuto alla marea di commenti su Facebook, anzitutto di suoi militanti, il cui tenore complessivo è: “Ma state dicendo suo serio?!”. Certo, ribatte imperturbabile il Todisco, qui siamo di fronte a un sintomo preoccupante dell’ “imperante cultura patriarcale”, a un caso da manuale di “eteronormatività tossica”, ed altre supercazzole pride che sembrano partorite (ri-ripardon, verbo che evoca la barbara pratica della sessualità finalizzata a procreare) da un altro pugliese celebre iscritto all’associazione, Nichi Vendola.
Il patriarcato parafascista dietro all’idea che introdurre una pigna nel deretano non sia sinonimo universale di piacere. Non si riesce a replicare razionalmente, hanno vinto.
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