Secondo la Società italiana di ginecologia, il 56 per cento delle ragazze italiane «non conosce la posizione esatta della vagina» e un ragazzo su tre crede che sia impossibile trasmettere l'Hiv facendo sesso orale. Il motivo, ci avvertono, è che in Italia non si parla abbastanza di sesso.
Un esempio: quattro milioni di italiani soffrono di eiaculazione precoce, solo uno su dieci ha il coraggio di parlarne con un medico. Dopo un ultimo slancio di ottimismo negli anni Settanta, il progetto di liberazione sessuale dell'Italia è naufragato: il capitale ha raccolto quello che poteva, tra i frutti meno acerbi della rivoluzione dei costumi, e ha fatto del corpo un prodotto di consumo; il resto è ripiombato nell'oscurità.
L'Italia è tra i pochi Paesi europei in cui l'educazione sessuale nelle scuole non è obbligatoria, sebbene l'Onu la annoveri da tempo tra i diritti umani. Il risultato è che la quasi totalità dei giovani dichiara di avere come unica fonte di apprendimento il porno.
Senonché, a un docente di Filosofia dell'Università di Milano Bicocca, Paolo Mottana, è venuta un'idea: reclutare dei giovani, insegnar loro cos' è il piacere e mandarli in giro come un virus. I casting si sono svolti nel 2017. Sono stati scelti otto ragazzi da tutta Italia. Doveva essere - più o meno - un documentario sulla sessualità, ma è diventato molto altro.
Che cosa, lo raccontano gli otto nel libro Making of love (Fabbri editori). «Tutto è cominciato con quel workshop sulla sessualità» spiega Matilde Cerlini (1999), studentessa di antropologia. «Non ci conoscevamo, non sapevamo cosa aspettarci. Lucio Basadonne e Anna Pollio, i registi, avrebbero filmato tutto. Dopo aver visto una scena di masturbazione proiettata a parete intera con degli semisconosciuti, ho realizzato che sarebbe stata una settimana intensa».
In un studio artistico di Genova i ragazzi si spogliano, si frustano e si toccano. Incontrano pornologi ed esperti di sesso tantrico, transgender e disabili sessualmente attivi. Parlano. Si espongono. «Con noi c'era sempre una psicologa che ci faceva sostegno emotivo», racconta Annalisa Cereghino (1997), studentessa di naturopatia.
«Per quanto possa sentirti risolto, quando si va così a fondo nella sessualità vengono al pettine dei nodi. Chi prima chi dopo, abbiamo pianto tutti. No, tutti tranne Feel». È Filippo Sabarino (1994), attore con una formazione in teatro fisico: «Il corpo è il mio strumento espressivo d'elezione, per me non esiste vergogna della nudità, e questo mi ha aiutato durante il workshop. Però anch' io ho fatto delle scoperte».
Tipo? «La stimolazione prostatica». I ragazzi lo chiamano punto P: stimolarlo, oltre a procurare piacere, aiuta a prevenire diverse malattie. «I maschi hanno paura a esplorarlo per via di stereotipi sulla mascolinità. A me sembra che viviamo il sesso in modo inibito, affrettato e meccanico. Nel piacere c'è una dimensione sacrale che può essere sperimentata solo lasciandosi andare».
Verissimo. Ma io di stimolazione prostatica non voglio saperne nulla», dice Lorenzo Rossi (1998), attore. «Va detto che ne ignoravo le potenzialità. Come non sapevo quanto fosse complessa la transizione di sesso per un transgender. Mi pare ci sia un baule dove finiscono tutti i tabu sessuali, mischiati come un'unica cosa». Enrica Cortese (1996), attrice, ha fatto una scoperta sconcertante: «Che le pratiche Bdsm (Bondage, Dominazione, Sottomissione/Sadismo e Masochismo) si fondano su un ascolto sottilissimo dei bisogni del partner. E che il passivo è quello che ha il vero potere. È lui che permette il gioco e lo dirige. Questo mi ha detto molto su di me e su ogni rapporto umano di sottomissione. Peccato che certe sfumature nei porno non si vedano».
Porno: i Millennial ne introiettano la drammaturgia come un copione. Quasi tutti hanno un aneddoto: «La prima volta che ho fatto sesso sono rimasto scosso perché la ragazza non gemeva in inglese»; oppure: «Ero a letto con un tipo che ha cominciato a dirmi: ti piace come te lo metto dentro, puttana? Non me lo stava nemmeno mettendo dentro».
Dice Matilde: «È pieno di ragazzi che si depilano il pube e non riescono a stare con una ragazza se non è totalmente depilata. Da dove viene? Dal porno». «Resiste comunque il mito che le ragazze non guardino i porno» dice Piper Cusmano (1999), studentessa di lingue. «E se lo fanno, hanno gusti da principesse. Una sera ho chiesto al mio ragazzo di indovinare le mie categorie porno preferite. "Coppia, romantico, masturbazione". No, creampie e glory hole (rispettivamente, l'eiaculazione nella vagina e un atto sessuale spiato, o consumato, attraverso un foro nella parete, ndr). Dire le cose, nominarle, è liberatorio».
Man mano che la società si accorge che la sessualità assomiglia allo spettro cromatico, il vocabolario si adatta, superando i rigidi poli di etero, omo, bi e trans. «Non amo le categorie, ma potrei definirmi genderqueer, genderfluid: non mi riconosco nella dicotomia uomo/donna» spiega Claudio Pauri (1999), studente di sceneggiatura. «Se al workshop non avessi sentito queste parole Cavolo, ho pensato, ci sono proprio i termini, vuol dire che tanta gente è come me».
In Italia non esistono dati, però secondo un sondaggio dell'agenzia YouGov, il 43 per cento dei ragazzi europei e statunitensi tra i 18 e i 24 anni non si definisce né etero, né gay, né bisessuale. Matteo Mori (2000) frequenta l'Accademia di belle arti: «Sono bisessuale. Ma in famiglia non ne avevamo mai parlato. Poi ci hanno invitato in tv da Daria Bignardi. Prima della diretta mi è venuto il dubbio che potessero trasmettere spezzoni del documentario. Non volevo che i miei lo sapessero così: volevo farlo io. Mi hanno dato la parola, e l'ho detto».
Per queste emozioni non bastava un documentario, così i ragazzi hanno scritto, diretto e interpretato un film: Edoné. In mitologia è la figlia di Eros e Psiche: il Piacere. E chi vuole intendere intenda. s il piacere è tutto mio ITALIA metti un professore di filosofia e un gruppo di studenti senza troppi tabù. tra masturbazione, porno e punto p, è nato un libro dal titolo programmatico: making of love «abbiamo pianto tutti: quando si va a fondo nella sessualità i nodi vengono al pettine»
notizia da: Giulia Villoresi per “il Venerdì di Repubblica”
Un esempio: quattro milioni di italiani soffrono di eiaculazione precoce, solo uno su dieci ha il coraggio di parlarne con un medico. Dopo un ultimo slancio di ottimismo negli anni Settanta, il progetto di liberazione sessuale dell'Italia è naufragato: il capitale ha raccolto quello che poteva, tra i frutti meno acerbi della rivoluzione dei costumi, e ha fatto del corpo un prodotto di consumo; il resto è ripiombato nell'oscurità.
L'Italia è tra i pochi Paesi europei in cui l'educazione sessuale nelle scuole non è obbligatoria, sebbene l'Onu la annoveri da tempo tra i diritti umani. Il risultato è che la quasi totalità dei giovani dichiara di avere come unica fonte di apprendimento il porno.
Senonché, a un docente di Filosofia dell'Università di Milano Bicocca, Paolo Mottana, è venuta un'idea: reclutare dei giovani, insegnar loro cos' è il piacere e mandarli in giro come un virus. I casting si sono svolti nel 2017. Sono stati scelti otto ragazzi da tutta Italia. Doveva essere - più o meno - un documentario sulla sessualità, ma è diventato molto altro.
Che cosa, lo raccontano gli otto nel libro Making of love (Fabbri editori). «Tutto è cominciato con quel workshop sulla sessualità» spiega Matilde Cerlini (1999), studentessa di antropologia. «Non ci conoscevamo, non sapevamo cosa aspettarci. Lucio Basadonne e Anna Pollio, i registi, avrebbero filmato tutto. Dopo aver visto una scena di masturbazione proiettata a parete intera con degli semisconosciuti, ho realizzato che sarebbe stata una settimana intensa».
In un studio artistico di Genova i ragazzi si spogliano, si frustano e si toccano. Incontrano pornologi ed esperti di sesso tantrico, transgender e disabili sessualmente attivi. Parlano. Si espongono. «Con noi c'era sempre una psicologa che ci faceva sostegno emotivo», racconta Annalisa Cereghino (1997), studentessa di naturopatia.
«Per quanto possa sentirti risolto, quando si va così a fondo nella sessualità vengono al pettine dei nodi. Chi prima chi dopo, abbiamo pianto tutti. No, tutti tranne Feel». È Filippo Sabarino (1994), attore con una formazione in teatro fisico: «Il corpo è il mio strumento espressivo d'elezione, per me non esiste vergogna della nudità, e questo mi ha aiutato durante il workshop. Però anch' io ho fatto delle scoperte».
Tipo? «La stimolazione prostatica». I ragazzi lo chiamano punto P: stimolarlo, oltre a procurare piacere, aiuta a prevenire diverse malattie. «I maschi hanno paura a esplorarlo per via di stereotipi sulla mascolinità. A me sembra che viviamo il sesso in modo inibito, affrettato e meccanico. Nel piacere c'è una dimensione sacrale che può essere sperimentata solo lasciandosi andare».
Verissimo. Ma io di stimolazione prostatica non voglio saperne nulla», dice Lorenzo Rossi (1998), attore. «Va detto che ne ignoravo le potenzialità. Come non sapevo quanto fosse complessa la transizione di sesso per un transgender. Mi pare ci sia un baule dove finiscono tutti i tabu sessuali, mischiati come un'unica cosa». Enrica Cortese (1996), attrice, ha fatto una scoperta sconcertante: «Che le pratiche Bdsm (Bondage, Dominazione, Sottomissione/Sadismo e Masochismo) si fondano su un ascolto sottilissimo dei bisogni del partner. E che il passivo è quello che ha il vero potere. È lui che permette il gioco e lo dirige. Questo mi ha detto molto su di me e su ogni rapporto umano di sottomissione. Peccato che certe sfumature nei porno non si vedano».
Porno: i Millennial ne introiettano la drammaturgia come un copione. Quasi tutti hanno un aneddoto: «La prima volta che ho fatto sesso sono rimasto scosso perché la ragazza non gemeva in inglese»; oppure: «Ero a letto con un tipo che ha cominciato a dirmi: ti piace come te lo metto dentro, puttana? Non me lo stava nemmeno mettendo dentro».
Dice Matilde: «È pieno di ragazzi che si depilano il pube e non riescono a stare con una ragazza se non è totalmente depilata. Da dove viene? Dal porno». «Resiste comunque il mito che le ragazze non guardino i porno» dice Piper Cusmano (1999), studentessa di lingue. «E se lo fanno, hanno gusti da principesse. Una sera ho chiesto al mio ragazzo di indovinare le mie categorie porno preferite. "Coppia, romantico, masturbazione". No, creampie e glory hole (rispettivamente, l'eiaculazione nella vagina e un atto sessuale spiato, o consumato, attraverso un foro nella parete, ndr). Dire le cose, nominarle, è liberatorio».
Man mano che la società si accorge che la sessualità assomiglia allo spettro cromatico, il vocabolario si adatta, superando i rigidi poli di etero, omo, bi e trans. «Non amo le categorie, ma potrei definirmi genderqueer, genderfluid: non mi riconosco nella dicotomia uomo/donna» spiega Claudio Pauri (1999), studente di sceneggiatura. «Se al workshop non avessi sentito queste parole Cavolo, ho pensato, ci sono proprio i termini, vuol dire che tanta gente è come me».
In Italia non esistono dati, però secondo un sondaggio dell'agenzia YouGov, il 43 per cento dei ragazzi europei e statunitensi tra i 18 e i 24 anni non si definisce né etero, né gay, né bisessuale. Matteo Mori (2000) frequenta l'Accademia di belle arti: «Sono bisessuale. Ma in famiglia non ne avevamo mai parlato. Poi ci hanno invitato in tv da Daria Bignardi. Prima della diretta mi è venuto il dubbio che potessero trasmettere spezzoni del documentario. Non volevo che i miei lo sapessero così: volevo farlo io. Mi hanno dato la parola, e l'ho detto».
Per queste emozioni non bastava un documentario, così i ragazzi hanno scritto, diretto e interpretato un film: Edoné. In mitologia è la figlia di Eros e Psiche: il Piacere. E chi vuole intendere intenda. s il piacere è tutto mio ITALIA metti un professore di filosofia e un gruppo di studenti senza troppi tabù. tra masturbazione, porno e punto p, è nato un libro dal titolo programmatico: making of love «abbiamo pianto tutti: quando si va a fondo nella sessualità i nodi vengono al pettine»
notizia da: Giulia Villoresi per “il Venerdì di Repubblica”
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