Un corso di guida sicura ? un bell'investimento che ogni motociclista dovrebbe mettere in conto nel corso della sua vita. E' vero che non ? proprio economico, per? non ha neanche un prezzo cos? proibitivo, ed ? ad esempio molto pi? utile di uno scarico o di un set di frecce e specchietti.
Meno di una settimana fa, sono andato a seguirne uno teorico (ovviamente pratico ? molto meglio) organizzato dal D-Store di Genova con la partecipazione di Raffaele Prisco, un responsabile della formazione degli istruttori FMI, ex pilota di cross, enduro, trial e rally...insomma uno abbastanza qualificato. La lezione, che ? durata all'incirca un'ora e mezza, ? stata molto interessante e nelle prossime righe cercher? di riportare quanto ? emerso da questo incontro. Consiglio a tutti di leggere con attenzione quanto segue, anche se siete motociclisti con un' esperienza trentennale, perch? potreste scoprire che alcuni comportamenti che avete possono essere migliorati, oppure potreste capire il perch? di alcune cose che fate e che magari non sapete spiegare.
Partiamo dal concetto di sicurezza, che in moto ? composto da tre fattori: l'efficienza del mezzo meccanico, l'abilit? personale, o meglio la propria tecnica di guida, e infine l'equipaggiamento, cio? il nostro abbigliamento tecnico. La sicurezza va inoltre divisa in attiva e passiva, la prima si riferisce a tutto ci? che interviene prima del momento critico dell'incidente, la seconda a ci? che interviene per limitarne i danni.
Il corso a cui ho partecipato era incentrato sul miglioramento della propria tecnica di guida. Il primo aspetto che ? stato affrontato dall'istruttore FMI ? stato la posizione di guida, che ? importantissima, e non deve essere statica, ma dinamica.
La mano destra va tenuta con il palmo aperto sulla manopola con due dita (indice e medio) sulla leva del freno anteriore. Questa posizione permette, in una situazione di pericolo, tipo una frenata improvvisa, di poter frenare pi? velocemente e con pi? precisione. Se invece impugnassimo la manopola con tutte le dita, in caso di frenata improvvisa, perderemmo un sacco di tempo, e di metri preziosi, solo per svincolare le dita e raggiungere la leva del freno (calcolate che quando andiamo a 50 km/h, facciamo circa 7 metri in 1/2 secondo). Inoltre, avendo pi? o meno coscienza del ritardo, e trovandoci in una situazione di panico, freneremmo in un modo poco calibrato, con troppa forza, rischiando il capottamento. Questa reazione si chiama arco riflesso.
Anche per la mano sinistra palmo aperto sulla manopola e due o quattro dita sulla frizione. L'istruttore consigliava due dita sui percorsi extraurbani, dove ? richiesta una migliore presa sul manubrio, e quattro in citt?, dove bisogna modulare meglio e si cambia marcia pi? spesso. Io di solito uso tre dita...diciamo che sono un caso a parte!!!
I gomiti vanno tenuti leggermente aperti, in questo modo si trovano su un piano che va dal polso alla spalla e che ci d? maggiore resistenza per opporci alle forze generate sulla moto. Non vanno mai tenuti chiusi perch? sarebbe come cercare di fare delle flessioni con "i gomiti chiusi"...provate e vedrete quale opzione ? pi? o meno faticosa! E' questione di leve!
La posizone dei piedi ? molto importante, e come faceva notare Prisco, ? una delle cose che i motociclisti sbagliano di pi?. Devono poggiare sulla pedana con l'avampiede, immediatamente dopo l'attacco delle dita. Questo perch? ? una zona ricca di ricettori, che ci d? molta pi? sensibilit?, al contrario ad esempio del tallone o della pianta. La pedana inoltre va utilizzata come una leva e non come un semplice appoggio, per cui bisogna esercitare una certa pressione. Se il piede ? nella posizione corretta useremo anche il muscolo giusto, il polpaccio, che a differenza del quadricipite (che si andrebbe ad utilizzare con una posizione sbagliata dei piedi) ha molta pi? sensibilit? e quindi ci permetter? di guidare in un modo pi? preciso.
Il busto ? la nostra massa principale e va inteso come un cono che ha il suo vertice al centro del sellino. Per guidare bene bisogna usarlo e questo significa muoverlo. In avanti quando si accellera, indietro quando si decelera e di lato quando si piega.
Spostarlo all'interno di una curva ci permette di tenere la moto pi? dritta, di guidare pi? fluidamente e di tenere un margine di 1-2 cm sulla spalla del pneumatico da usare in caso di emergenza. Per esempio, in una curva a raggio variabile, in cui ci accorgiamo all'ultimo che stringer?, possiamo compensare a questo imprevisto inclinandolo maggiormente e potendo inoltre contare sul margine che ci eravamo tenuti sul bordo della gomma. Una volta che si impara a gestire bene i movimenti del busto, si pu? spostare il tutto 20 cm pi? in la iniziando ad accompagnarlo con il sedere.
Un altro aspetto molto importante ? dove bisogna puntare il nostro sguardo. La moto va dove noi guardiamo, quindi in rettilineo i nostri occhi devono andare alla curva, in ingresso si guarda la sezione centrale e a centro curva si punta l'uscita. Se invece dal rettilineo riesco a vederla tutta, allora la posso guardare in un colpo solo. Un errore molto comune ? quello di avvicinare lo sguardo alla ruota anteriore (e questo succede quando siamo stanchi), oppure quello di spostarlo in avanti per poi riportare gli occhi all'anteriore pi? volte durante una curva. Questo la fa spezzare in pi? sezioni e non permette di essere fluidi, anzi pu? portare ad uscire larghi, finendo contromano.
L'ultimo punto sul quale l'istruttore si ? soffermato, prima di parlare dell'importanza dell'abbigliamento, ? la frenata. Diciamo che in media la frenata ? ripartita per l'80% sul freno anteriore e per il restante 20% sul posteriore, che ? comunque molto importante, perch? quando noi usiamo l'anteriore si creano delle forze resistenti che provocano un momento...in poche parole una forza che non ha una direzione dritta ma curvilinea che tende a "far scappare" la moto di qua e di la. Quando si genera questa forza, azionando il freno posteriore se ne crea un'altra che, contrariamente a quella destabilizzante generata dal freno davanti, tende a stabilizzare la moto. E' come se ci fosse una corda legata al perno ruota posteriore, che frenando tira la ruota indietro, riportando la moto in linea. Quindi l'assioma ? che il freno anteriore ha una principale azione frenante accompagnata da una destabilizzante, mentre il posteriore ha una limitata azione frenante accompagnata da una stabilizzante.
Ad un livello pi? avanzato il freno posteriore ha una funzione correttiva che pu? aiutare a chiudere le curve o a correggere una traiettoria in piega. Secondo l'istruttore la ripartizione della frenata non cambia sul bagnato o sul brecciolino, perch? l'anteriore ha una superfice di appoggio pi? salda, e le regole della fisica non cambiano in presenza di un minore coefficiente di aderenza. C'? da dire che tutti i partecipanti al corso, alla domanda su come si comportano sul bagnato, hanno risposto l'esatto contrario di quanto affermato dal tecnico FMI! Della serie "le false convinzioni che abbiamo".
L'ultima (e questa volta per davvero) regola sul comportamento in sella ?: mai essere rigidi. Il 90% delle cadute avviene perch? siamo rigidi sulla moto. E si si ? rigidi vuol dire che siamo stanchi o che stiamo andando ad una velocit? che non ? adeguata alle nostre abilit? di quel particolare giorno. Capita infatti a tutti di essere nella giornata storta in cui ci sentiamo degli impediti.
Il manubrio non va mai serrato, e se si tiene leggero vuol dire che stiamo concentrando il nostro peso nella zona ideale, quindi guideremo pi? rilassati e pi? fluidi, stancandoci meno e mantenendo, di conseguenza, un livello di concentrazione pi? alto.
Analizzata tutta la parte sulla posizione in sella, e sulla tecnica di guida, l'istruttore ha spiegato l'importanza dell'abbigliamento tecnico. Un abbbigliamento di prima qualit? ? fondamentale. E non dobbiamo solo pensare al livello delle materie prime utilizzate, ma anche alla qualit? delle cuciture, delle protezioni, al loro posizionamento (che se non fosse corretto potrebbe provocare ulteriori danni) e al comfort, che ci aiuta a mentenere un regolare livello di concentrazione.
Per me ? stata una serata piacevole, molto interessante, in cui sono stati affrontati, come ho detto all'inizio, argomenti che magari conoscevo gi?, ma approfonditi in un modo tecnico che mi ha chiarito alcuni concetti.
Quindi sulla moto bisogna muoversi, si deve usare il proprio corpo correttamente in modo da essere padroni della situazione invece di subirla passivamente.
Da: Ricky's Ride - Motorcycle blog - for motorcycle lovers
Meno di una settimana fa, sono andato a seguirne uno teorico (ovviamente pratico ? molto meglio) organizzato dal D-Store di Genova con la partecipazione di Raffaele Prisco, un responsabile della formazione degli istruttori FMI, ex pilota di cross, enduro, trial e rally...insomma uno abbastanza qualificato. La lezione, che ? durata all'incirca un'ora e mezza, ? stata molto interessante e nelle prossime righe cercher? di riportare quanto ? emerso da questo incontro. Consiglio a tutti di leggere con attenzione quanto segue, anche se siete motociclisti con un' esperienza trentennale, perch? potreste scoprire che alcuni comportamenti che avete possono essere migliorati, oppure potreste capire il perch? di alcune cose che fate e che magari non sapete spiegare.
Partiamo dal concetto di sicurezza, che in moto ? composto da tre fattori: l'efficienza del mezzo meccanico, l'abilit? personale, o meglio la propria tecnica di guida, e infine l'equipaggiamento, cio? il nostro abbigliamento tecnico. La sicurezza va inoltre divisa in attiva e passiva, la prima si riferisce a tutto ci? che interviene prima del momento critico dell'incidente, la seconda a ci? che interviene per limitarne i danni.
Il corso a cui ho partecipato era incentrato sul miglioramento della propria tecnica di guida. Il primo aspetto che ? stato affrontato dall'istruttore FMI ? stato la posizione di guida, che ? importantissima, e non deve essere statica, ma dinamica.
La mano destra va tenuta con il palmo aperto sulla manopola con due dita (indice e medio) sulla leva del freno anteriore. Questa posizione permette, in una situazione di pericolo, tipo una frenata improvvisa, di poter frenare pi? velocemente e con pi? precisione. Se invece impugnassimo la manopola con tutte le dita, in caso di frenata improvvisa, perderemmo un sacco di tempo, e di metri preziosi, solo per svincolare le dita e raggiungere la leva del freno (calcolate che quando andiamo a 50 km/h, facciamo circa 7 metri in 1/2 secondo). Inoltre, avendo pi? o meno coscienza del ritardo, e trovandoci in una situazione di panico, freneremmo in un modo poco calibrato, con troppa forza, rischiando il capottamento. Questa reazione si chiama arco riflesso.
Anche per la mano sinistra palmo aperto sulla manopola e due o quattro dita sulla frizione. L'istruttore consigliava due dita sui percorsi extraurbani, dove ? richiesta una migliore presa sul manubrio, e quattro in citt?, dove bisogna modulare meglio e si cambia marcia pi? spesso. Io di solito uso tre dita...diciamo che sono un caso a parte!!!
I gomiti vanno tenuti leggermente aperti, in questo modo si trovano su un piano che va dal polso alla spalla e che ci d? maggiore resistenza per opporci alle forze generate sulla moto. Non vanno mai tenuti chiusi perch? sarebbe come cercare di fare delle flessioni con "i gomiti chiusi"...provate e vedrete quale opzione ? pi? o meno faticosa! E' questione di leve!
La posizone dei piedi ? molto importante, e come faceva notare Prisco, ? una delle cose che i motociclisti sbagliano di pi?. Devono poggiare sulla pedana con l'avampiede, immediatamente dopo l'attacco delle dita. Questo perch? ? una zona ricca di ricettori, che ci d? molta pi? sensibilit?, al contrario ad esempio del tallone o della pianta. La pedana inoltre va utilizzata come una leva e non come un semplice appoggio, per cui bisogna esercitare una certa pressione. Se il piede ? nella posizione corretta useremo anche il muscolo giusto, il polpaccio, che a differenza del quadricipite (che si andrebbe ad utilizzare con una posizione sbagliata dei piedi) ha molta pi? sensibilit? e quindi ci permetter? di guidare in un modo pi? preciso.
Il busto ? la nostra massa principale e va inteso come un cono che ha il suo vertice al centro del sellino. Per guidare bene bisogna usarlo e questo significa muoverlo. In avanti quando si accellera, indietro quando si decelera e di lato quando si piega.
Spostarlo all'interno di una curva ci permette di tenere la moto pi? dritta, di guidare pi? fluidamente e di tenere un margine di 1-2 cm sulla spalla del pneumatico da usare in caso di emergenza. Per esempio, in una curva a raggio variabile, in cui ci accorgiamo all'ultimo che stringer?, possiamo compensare a questo imprevisto inclinandolo maggiormente e potendo inoltre contare sul margine che ci eravamo tenuti sul bordo della gomma. Una volta che si impara a gestire bene i movimenti del busto, si pu? spostare il tutto 20 cm pi? in la iniziando ad accompagnarlo con il sedere.
Un altro aspetto molto importante ? dove bisogna puntare il nostro sguardo. La moto va dove noi guardiamo, quindi in rettilineo i nostri occhi devono andare alla curva, in ingresso si guarda la sezione centrale e a centro curva si punta l'uscita. Se invece dal rettilineo riesco a vederla tutta, allora la posso guardare in un colpo solo. Un errore molto comune ? quello di avvicinare lo sguardo alla ruota anteriore (e questo succede quando siamo stanchi), oppure quello di spostarlo in avanti per poi riportare gli occhi all'anteriore pi? volte durante una curva. Questo la fa spezzare in pi? sezioni e non permette di essere fluidi, anzi pu? portare ad uscire larghi, finendo contromano.
L'ultimo punto sul quale l'istruttore si ? soffermato, prima di parlare dell'importanza dell'abbigliamento, ? la frenata. Diciamo che in media la frenata ? ripartita per l'80% sul freno anteriore e per il restante 20% sul posteriore, che ? comunque molto importante, perch? quando noi usiamo l'anteriore si creano delle forze resistenti che provocano un momento...in poche parole una forza che non ha una direzione dritta ma curvilinea che tende a "far scappare" la moto di qua e di la. Quando si genera questa forza, azionando il freno posteriore se ne crea un'altra che, contrariamente a quella destabilizzante generata dal freno davanti, tende a stabilizzare la moto. E' come se ci fosse una corda legata al perno ruota posteriore, che frenando tira la ruota indietro, riportando la moto in linea. Quindi l'assioma ? che il freno anteriore ha una principale azione frenante accompagnata da una destabilizzante, mentre il posteriore ha una limitata azione frenante accompagnata da una stabilizzante.
Ad un livello pi? avanzato il freno posteriore ha una funzione correttiva che pu? aiutare a chiudere le curve o a correggere una traiettoria in piega. Secondo l'istruttore la ripartizione della frenata non cambia sul bagnato o sul brecciolino, perch? l'anteriore ha una superfice di appoggio pi? salda, e le regole della fisica non cambiano in presenza di un minore coefficiente di aderenza. C'? da dire che tutti i partecipanti al corso, alla domanda su come si comportano sul bagnato, hanno risposto l'esatto contrario di quanto affermato dal tecnico FMI! Della serie "le false convinzioni che abbiamo".
L'ultima (e questa volta per davvero) regola sul comportamento in sella ?: mai essere rigidi. Il 90% delle cadute avviene perch? siamo rigidi sulla moto. E si si ? rigidi vuol dire che siamo stanchi o che stiamo andando ad una velocit? che non ? adeguata alle nostre abilit? di quel particolare giorno. Capita infatti a tutti di essere nella giornata storta in cui ci sentiamo degli impediti.
Il manubrio non va mai serrato, e se si tiene leggero vuol dire che stiamo concentrando il nostro peso nella zona ideale, quindi guideremo pi? rilassati e pi? fluidi, stancandoci meno e mantenendo, di conseguenza, un livello di concentrazione pi? alto.
Analizzata tutta la parte sulla posizione in sella, e sulla tecnica di guida, l'istruttore ha spiegato l'importanza dell'abbigliamento tecnico. Un abbbigliamento di prima qualit? ? fondamentale. E non dobbiamo solo pensare al livello delle materie prime utilizzate, ma anche alla qualit? delle cuciture, delle protezioni, al loro posizionamento (che se non fosse corretto potrebbe provocare ulteriori danni) e al comfort, che ci aiuta a mentenere un regolare livello di concentrazione.
Per me ? stata una serata piacevole, molto interessante, in cui sono stati affrontati, come ho detto all'inizio, argomenti che magari conoscevo gi?, ma approfonditi in un modo tecnico che mi ha chiarito alcuni concetti.
Quindi sulla moto bisogna muoversi, si deve usare il proprio corpo correttamente in modo da essere padroni della situazione invece di subirla passivamente.
Da: Ricky's Ride - Motorcycle blog - for motorcycle lovers
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