Sono un principiante. 35 anni, nel 2005 ho acquistato la mia prima moto, un BMW K100 del 1990. Ho sempre avuto la curiosit? di possedere una moto sportiva giudicando la pista un luogo sicuro ed adatto per circolare in moto.
A giugno ho quindi acquistato un CBR 900 del 1998 e prenotato un corso in pista, convinto (e lo sono ancora a tuttoggi) che fosse il miglior modo per incominciare.
Dopo qualche uscita su strada, giusto per prendere un po' di confidenza con il mezzo, finalmente, ieri, ? stato il mio "battesimo della pista".
Per l'altro forum che frequento, ho scritto un breve racconto della giornata perch? so che chi, principiante come me, ma con il mio stesso desiderio, ? curioso di sapere dagli altri "com'? andata la prima volta".
Vi riporto il mio racconto:
Autodromo di Franciaorta, Lunedi 24 Settembre 2007, il ritrovo ? per le 8 e 10. Da dove vivo io, a Valenza, ci sono due ore circa di strada per arrivare all'autodromo e, fortunatamente, mia sorella vive li vicino, in un paesino della Valtrompia, cos? ho potuto dormire da lei la domenica sera.
Al mattino, quindi, sono riuscito ad alzarmi ad un'orario pi? che normale: la sveglia era puntata alle 7 ma l'emozione ha fatto in modo che alle 6 e 45 fossi gi? sveglio.
Arrivo in autodromo in perfetto orario e nel parcheggio ci sono gi? un po' di ragazzi che scaricano le loro moto dal carrello. Ad occhio direi 50% Jap e 50% Italiane ... tra cui il 100% Ducati :-D
Mi sono presentato a Luca Pedersoli, titolare della scuola, e lui mi ha consegnato un foglio da compilare con i miei dati, quelli della mia patente e della mia moto. Non ho avuto voglia di leggere tutto il foglio ma, in sostanza, penso che dicesse che se mi facevo male erano tutti cavoli miei. E gi? lo sapevo.
Ci dicono di mettere le moto allineate in corsia box, che ho dedotto essere il luogo dove tutti gli altri andavano ... e cos? ho fatto anche io. Un ragazzino solerte, dopo avermi chiesto chi fossi mi ha assegnato al gruppo 3B che, da quel che ho capito, dovrebbe essere la via di mezzo dei bradipi. Mi ci hanno messo sulla base delle indicazioni che ho dato al telefono, che poi si riveleranno corrette :-D
Lo stesso ragazzino solerte (e veramente disponibile), mi ha subito assicurato una scatola arancione sulle pedane posteriori con un paio di fascette. E' un trasponder e serve a rilevare il tempo su pista e a far venire l'ansia da prestazione.
Inizia la teoria in aula con un giornalista veramente affabile, il cui nome ? Stefano Cordara. Ha la fama di essere il giornalista/tester pi? veloce. "Qualsiasi moto voi guidiate, lui l'ha provata in pista" spiegava Luca Pedersoli mentre lo presentava. Io avrei qualche modello di moto, tra le nostre, che penso faccia eccezione, ma ? un dettaglio e me ne sto zitto :-D
Sostanzialmente la teoria ? una serie di cose TEORICAMENTE ovvie, di rassicurazioni sulle prestazioni della nostra moto anche senza sospensioni e gomme "resing", e raccomandazioni a mantenere la calma e a non strafare mai. A tal proposito una frase detta da un mio compagno di corso che avr? avuto circa 50 anni mi ? stata di molto aiuto: "Siamo troppo vecchi ormai per iniziare la carriera da pilota, quindi, pensiamo a divertirci!".
Pronti via, tutti in sella alla corsia box! Parte prima il turno A, che sta per AVANZATO, mentre io sono nel B, BASE (o Bulicci )
Gi? solo quando accendono le moto, con quegli scarichi tutti aperti, mi cago sotto a pensare che tra 30 minuti circa (turno di 20 min. + 10 min. di debriefing) ? la mia resa dei conti. Quando passano sul rettilineo che sento le pedane in ferro che vibrano la sensazione allo stomaco non migliora affatto e sono gi? stanco, imbottigliato dentro quella tuta in pelle, l'unica cosa "resing" nel complesso costituito da me, dalle mie cose e dalle mie sensazioni.
Tocca a me, in sella: "AAAAAAAALT! Io ho la pressione delle gomme troppo alta!" mi ero dimenticato di aver gonfiato le gomme ad una pressione "da manuale Honda" per cercare di preservare la loro integrit? e il loro profilo durante il trasferimento in autostrada. Mi hanno subito rassicurato: "Tutte le vostre moto sono state controllate mentre eravate in aula, pressione delle gomme compresa".
Si parte. All'inizio per fortuna facciamo un paio di giri con andatura tranquilla. Cerco di concentrarmi e fare bene le traiettorie, di sfruttare tutta la pista e mi sembrava di fare le cose per bene, solo che mi accorgevo che ad ogni giro, le mie traiettorie erano diverse, e mi sembravano altrettanto corette. Una cosa sola era sicura: la fatica che si fa a stare sulle gambe e muovere il culo a destra e sinistra. E dire che corro 4 volte la settimana 7 km da circa un anno e mezzo, senza mai saltare una settimana, non sono uno "sportivo" ma neanche un "sedentario". Quando ho visto la bandiera a scacchi ho salutato il commissario dalla felicit?. Forse i dieci Kg in pi?, di panza, in queste occasioni, contano.
Scendendo dalla moto, il confronto con i compagni ? stato inevitabile e mi ha confortato il fatto che, anche loro, erano, come me, grondanti di sudore e con le gambe leggermente tremolanti. Unica eccezione del gruppo il nostro istruttore: Fabrizio Perotti, classe 1984 (io facevo la prima liceo quando ? nato) sembrava appena uscito dal parrucchiere, e non solo per l'acconciatura (abbondante) che riusciva a mantenere perfetta anche dopo due turni in pista, ma anche per l'aria rilassata che aveva.
Nel debriefing ci spiegava le traiettorie che sbagliavamo e gli errori che facevamo. Sostanzialmente, il circuito di Franciacorta, ? costituito da un piccolo rettilineo dove, con la mia moto, ma pi? o meno con tutte le moto (e i piloti) di serie, si raggiungono velocit? che vanno dai 160 ai 180 Km/h. Si entra nella curva pi? veloce del tracciato a destra: ? bellissima la sensazione, quando la imposti in modo corretto, che si prova quando ti ritrovi con la proiezione della gamba sul cordolo e le gomme al limite del cordolo: apri tutto il gas e allunghi fino alla curva successiva, sempre a destra, un po' pi? stretta. Insieme a quella successiva, ancora a destra, prima di una esse, ? quasi un'unica curva, non bisogna quasi frenare per la staccata, ci vuole un po' di coraggio ma anche qualche calcolo per poter chiudere un po' la curva e poter affrontare a piena velocit? la seconda parte della esse, finalmente a sinistra dove bisogna terminare, cosa non facile, con le ruote completamente a destra, sul margine della pista, e chiusi "a uovo" dentro la carenatura della moto. Staccata che prelude alla curva pi? bella di tutto il circuito. Tolta la prima a sinistra, parte di una esse, c'? una serie di 3 curve, tutte a destra, che si affrontano come se fossero un'unica grande curva, senza mai risalire dalla piega, dosando il gas per infilare in modo corretto la traiettoria, puntando quello che nella mia testa era "l'angolino", il punto dove bisognava puntare per impostare bene l'ingresso di una serie di curve strettissime in cui lo sforzo per buttare su e gi? la moto nei cambi di traiettoria era paragonabile a scaricare dei pesi da un camion. Aveva ragione Maurizio P. quando mi diceva che finalmente, nel rettilineo, ci si riposa.
L'istruttore ci dava molta sicurezza. Oltre al fatto che ci faceva notare tutti gli errori e ci consigliava come correggerli, ci faceva sempre sentire all'altezza di ci? che ci chiedeva di fare. Mai ho avuto la sensazione di strafare o di arrivare troppo vicino al limite, anzi, pur trovandomi perfettamente a mio agio nel mio gruppo ed essendo nella media dei partecipanti al corso, il mio problema era proprio una "mancanza" di fiducia nella parte veloce: in sintesi molto bene la posizione in sella ma aumentare la velocit? di percorrenza delle curve. Sembrava che Luca Pedersoli, invece, non fosse d'accordo con quanto mi aveva detto l'istruttore. Mentre attendevamo il nostro turno, lui andava da tutti a dire le sue impressioni. Quando ? stato il mio turno, con accento bresciano, mi ha incalzato: "****! Tira fuori quel culo dalla sella! Dai che ci sei quasi! E poi, in rettilineo, apri sto ***** di gas, cavalli ne hai da vendere, sfruttali!" indicando una moto che nn era la mia. Infatti in due avevamo affittato la tuta ed avevamo entrambi un casco grigio piuttosto simile. Per farsi scusare, il turno successivo, vedevo che mi osservava in modo particolare, indicandomi le traiettorie "live", mentre affrontavo la parte pi? stretta del circuito, con ampi gesti ed incitandomi ad aprire il gas.
I trasponder hanno funzionato solo per il primo turno, poi, alla fine, ci hanno preso i tempi "a mano" ... mi spediranno i tempi del primo turno ed i tempi dell'ultimo turno, per avere un raffronto.
Davvero non sono riuscito a "mettere in crisi" la moto, le sospensioni o le gomme. Mi sono trovato bene e mi sono sempre sentito sicuro, con un po' di margine per le cappelle. Insomma, di tutto il pacchetto "dataware in pista" l'unico limite ? stato l fisico.
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A giugno ho quindi acquistato un CBR 900 del 1998 e prenotato un corso in pista, convinto (e lo sono ancora a tuttoggi) che fosse il miglior modo per incominciare.
Dopo qualche uscita su strada, giusto per prendere un po' di confidenza con il mezzo, finalmente, ieri, ? stato il mio "battesimo della pista".
Per l'altro forum che frequento, ho scritto un breve racconto della giornata perch? so che chi, principiante come me, ma con il mio stesso desiderio, ? curioso di sapere dagli altri "com'? andata la prima volta".
Vi riporto il mio racconto:
Autodromo di Franciaorta, Lunedi 24 Settembre 2007, il ritrovo ? per le 8 e 10. Da dove vivo io, a Valenza, ci sono due ore circa di strada per arrivare all'autodromo e, fortunatamente, mia sorella vive li vicino, in un paesino della Valtrompia, cos? ho potuto dormire da lei la domenica sera.
Al mattino, quindi, sono riuscito ad alzarmi ad un'orario pi? che normale: la sveglia era puntata alle 7 ma l'emozione ha fatto in modo che alle 6 e 45 fossi gi? sveglio.
Arrivo in autodromo in perfetto orario e nel parcheggio ci sono gi? un po' di ragazzi che scaricano le loro moto dal carrello. Ad occhio direi 50% Jap e 50% Italiane ... tra cui il 100% Ducati :-D
Mi sono presentato a Luca Pedersoli, titolare della scuola, e lui mi ha consegnato un foglio da compilare con i miei dati, quelli della mia patente e della mia moto. Non ho avuto voglia di leggere tutto il foglio ma, in sostanza, penso che dicesse che se mi facevo male erano tutti cavoli miei. E gi? lo sapevo.
Ci dicono di mettere le moto allineate in corsia box, che ho dedotto essere il luogo dove tutti gli altri andavano ... e cos? ho fatto anche io. Un ragazzino solerte, dopo avermi chiesto chi fossi mi ha assegnato al gruppo 3B che, da quel che ho capito, dovrebbe essere la via di mezzo dei bradipi. Mi ci hanno messo sulla base delle indicazioni che ho dato al telefono, che poi si riveleranno corrette :-D
Lo stesso ragazzino solerte (e veramente disponibile), mi ha subito assicurato una scatola arancione sulle pedane posteriori con un paio di fascette. E' un trasponder e serve a rilevare il tempo su pista e a far venire l'ansia da prestazione.
Inizia la teoria in aula con un giornalista veramente affabile, il cui nome ? Stefano Cordara. Ha la fama di essere il giornalista/tester pi? veloce. "Qualsiasi moto voi guidiate, lui l'ha provata in pista" spiegava Luca Pedersoli mentre lo presentava. Io avrei qualche modello di moto, tra le nostre, che penso faccia eccezione, ma ? un dettaglio e me ne sto zitto :-D
Sostanzialmente la teoria ? una serie di cose TEORICAMENTE ovvie, di rassicurazioni sulle prestazioni della nostra moto anche senza sospensioni e gomme "resing", e raccomandazioni a mantenere la calma e a non strafare mai. A tal proposito una frase detta da un mio compagno di corso che avr? avuto circa 50 anni mi ? stata di molto aiuto: "Siamo troppo vecchi ormai per iniziare la carriera da pilota, quindi, pensiamo a divertirci!".
Pronti via, tutti in sella alla corsia box! Parte prima il turno A, che sta per AVANZATO, mentre io sono nel B, BASE (o Bulicci )
Gi? solo quando accendono le moto, con quegli scarichi tutti aperti, mi cago sotto a pensare che tra 30 minuti circa (turno di 20 min. + 10 min. di debriefing) ? la mia resa dei conti. Quando passano sul rettilineo che sento le pedane in ferro che vibrano la sensazione allo stomaco non migliora affatto e sono gi? stanco, imbottigliato dentro quella tuta in pelle, l'unica cosa "resing" nel complesso costituito da me, dalle mie cose e dalle mie sensazioni.
Tocca a me, in sella: "AAAAAAAALT! Io ho la pressione delle gomme troppo alta!" mi ero dimenticato di aver gonfiato le gomme ad una pressione "da manuale Honda" per cercare di preservare la loro integrit? e il loro profilo durante il trasferimento in autostrada. Mi hanno subito rassicurato: "Tutte le vostre moto sono state controllate mentre eravate in aula, pressione delle gomme compresa".
Si parte. All'inizio per fortuna facciamo un paio di giri con andatura tranquilla. Cerco di concentrarmi e fare bene le traiettorie, di sfruttare tutta la pista e mi sembrava di fare le cose per bene, solo che mi accorgevo che ad ogni giro, le mie traiettorie erano diverse, e mi sembravano altrettanto corette. Una cosa sola era sicura: la fatica che si fa a stare sulle gambe e muovere il culo a destra e sinistra. E dire che corro 4 volte la settimana 7 km da circa un anno e mezzo, senza mai saltare una settimana, non sono uno "sportivo" ma neanche un "sedentario". Quando ho visto la bandiera a scacchi ho salutato il commissario dalla felicit?. Forse i dieci Kg in pi?, di panza, in queste occasioni, contano.
Scendendo dalla moto, il confronto con i compagni ? stato inevitabile e mi ha confortato il fatto che, anche loro, erano, come me, grondanti di sudore e con le gambe leggermente tremolanti. Unica eccezione del gruppo il nostro istruttore: Fabrizio Perotti, classe 1984 (io facevo la prima liceo quando ? nato) sembrava appena uscito dal parrucchiere, e non solo per l'acconciatura (abbondante) che riusciva a mantenere perfetta anche dopo due turni in pista, ma anche per l'aria rilassata che aveva.
Nel debriefing ci spiegava le traiettorie che sbagliavamo e gli errori che facevamo. Sostanzialmente, il circuito di Franciacorta, ? costituito da un piccolo rettilineo dove, con la mia moto, ma pi? o meno con tutte le moto (e i piloti) di serie, si raggiungono velocit? che vanno dai 160 ai 180 Km/h. Si entra nella curva pi? veloce del tracciato a destra: ? bellissima la sensazione, quando la imposti in modo corretto, che si prova quando ti ritrovi con la proiezione della gamba sul cordolo e le gomme al limite del cordolo: apri tutto il gas e allunghi fino alla curva successiva, sempre a destra, un po' pi? stretta. Insieme a quella successiva, ancora a destra, prima di una esse, ? quasi un'unica curva, non bisogna quasi frenare per la staccata, ci vuole un po' di coraggio ma anche qualche calcolo per poter chiudere un po' la curva e poter affrontare a piena velocit? la seconda parte della esse, finalmente a sinistra dove bisogna terminare, cosa non facile, con le ruote completamente a destra, sul margine della pista, e chiusi "a uovo" dentro la carenatura della moto. Staccata che prelude alla curva pi? bella di tutto il circuito. Tolta la prima a sinistra, parte di una esse, c'? una serie di 3 curve, tutte a destra, che si affrontano come se fossero un'unica grande curva, senza mai risalire dalla piega, dosando il gas per infilare in modo corretto la traiettoria, puntando quello che nella mia testa era "l'angolino", il punto dove bisognava puntare per impostare bene l'ingresso di una serie di curve strettissime in cui lo sforzo per buttare su e gi? la moto nei cambi di traiettoria era paragonabile a scaricare dei pesi da un camion. Aveva ragione Maurizio P. quando mi diceva che finalmente, nel rettilineo, ci si riposa.
L'istruttore ci dava molta sicurezza. Oltre al fatto che ci faceva notare tutti gli errori e ci consigliava come correggerli, ci faceva sempre sentire all'altezza di ci? che ci chiedeva di fare. Mai ho avuto la sensazione di strafare o di arrivare troppo vicino al limite, anzi, pur trovandomi perfettamente a mio agio nel mio gruppo ed essendo nella media dei partecipanti al corso, il mio problema era proprio una "mancanza" di fiducia nella parte veloce: in sintesi molto bene la posizione in sella ma aumentare la velocit? di percorrenza delle curve. Sembrava che Luca Pedersoli, invece, non fosse d'accordo con quanto mi aveva detto l'istruttore. Mentre attendevamo il nostro turno, lui andava da tutti a dire le sue impressioni. Quando ? stato il mio turno, con accento bresciano, mi ha incalzato: "****! Tira fuori quel culo dalla sella! Dai che ci sei quasi! E poi, in rettilineo, apri sto ***** di gas, cavalli ne hai da vendere, sfruttali!" indicando una moto che nn era la mia. Infatti in due avevamo affittato la tuta ed avevamo entrambi un casco grigio piuttosto simile. Per farsi scusare, il turno successivo, vedevo che mi osservava in modo particolare, indicandomi le traiettorie "live", mentre affrontavo la parte pi? stretta del circuito, con ampi gesti ed incitandomi ad aprire il gas.
I trasponder hanno funzionato solo per il primo turno, poi, alla fine, ci hanno preso i tempi "a mano" ... mi spediranno i tempi del primo turno ed i tempi dell'ultimo turno, per avere un raffronto.
Davvero non sono riuscito a "mettere in crisi" la moto, le sospensioni o le gomme. Mi sono trovato bene e mi sono sempre sentito sicuro, con un po' di margine per le cappelle. Insomma, di tutto il pacchetto "dataware in pista" l'unico limite ? stato l fisico.
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