Hoeverlaken (Olanda), 22 giugno 2007 - Cosa fa di un marchio di caschi il numero 1? La migliore qualit?, la maggiore sicurezza o solo un buon investimento nelle sponsorizzazioni sportive e in pubblicit?? Quando si parla Arai la pubblicit? e gli investimenti in immagine passano in secondo piano, perch? la prima parola utilizzata ? sicurezza, anche ben sopra le regole scritte, e non lo dice un depliant ma i clienti diretti che lo indossano tutti i giorni. Noi abbiamo visto come nasce un casco Arai, e quanto impegno ci mettono nella ricerca e nello sviluppo per rimanere i numeri uno durante una giornata di full immersion nel centro ricerche europeo che ha sede in Olanda, e abbiamo capito come si fa a rimanere leader lavorando quasi esclusivamente sulla sicurezza di chi indosser? il casco.
Il centro ricerche Arai
L'Arai Inspiration Center ? un laboratorio di ricerca immerso nel verde della campagna olandese a Hoeverlaken, a 40 km da Amsterdam, dove l'importatore del marchio giapponese per l'Italia, Ber Racing, ha voluto organizzare una giornata per la stampa di settore per trasmettere la filosofia che sta dietro alla creazione dei caschi Arai.
Questo modernissimo centro ricerche ? diretto da Ferry Brower, per anni meccanico di piloti come Phil Read, finch? non si ? buttato con passione nel mondo Arai, convincendo nel lontano 1983 l?allora presidente Michio Arai ad affidargli la distribuzione per l?intera Europa, ma dandogli soprattutto la possibilit? di fare ricerca e sviluppo nel continente pi? interessante per l?eccellenza sportiva.
Oggi il centro ricerche Arai ? un gioiello di tecnologia, scenograficamente unico: con una stanza circondata da centinaia di caschi, quelli utilizzati da tutti i piloti che hanno corso con loro, dalle 2 alle 4 ruote, da Spencer a Joey Dunlop, da Doohan a Raikkonen.
Questa ? Arai
Arai, un casco che i veri motociclisti conoscono bene, che viene ancora fatto in gran parte a mano, che utilizza, unica casa al mondo, un polistirolo di 3 densit? diverse, perch? attutire il colpo ? la condizione primaria per la sicurezza. I caschi Arai nascono per adattarsi come un guanto alla testa del pilota, e chi li usa li elogia per la loro calzata perfetta. Sono stati infatti i primi a essere proposti con calotte di misure differenti: un tempo 3, ora 6 o 7, differenti di pochi millimetri e adattabili ulteriormente con guanciali e spessori removibili.
Forse non tutti lo sanno, ma Arai non ha mai costruito un casco modulare, malgrado avesse potuto venderne uno sproposito, solo perch? una mentoniera mobile non pu? resistere ai severi test di qualit? dei laboratori Arai, nonostante possa sostenere l'omologazione di legge.
Una casa che utilizza da oltre 20 anni fibre speciali di carbonio, pi? morbide per distribuire l?energia cinetica, ma resistentissime.
Perch? Arai
Perch? un casco Arai ? migliore di altri? N? in Arai, n? in Ber Racing sentirete dire questo, perch? non ? il loro payoff. E' la gente che lo utilizza che lo dice, e vediamo perch?.
Parlare di caschi ? sempre delicato, perch? si rischia di essere troppo scontati puntando il dito sulla sicurezza, ma forse dopo una giornata spesa a vedere soprattutto i crash test di marchi sconosciuti o di prodotti da scaffale del supermercato che letteralmente si spaccano in due le idee cambiano. E la situazione ? anche pi? grave in quanto gli attuali test di omologazione simulano un urto mai superiore ai 40 km/h. cio? a velocit? da Codice della Strada in citt?!
L?omologazione
L?omologazione cucita sul casco dovrebbe essere gi? una sicurezza, ma attenzione, come ci ha spiegato Ferry Bower non ? sempre cos?. Perfino in Germania ci sono sottomarche che taroccano queste etichette di omologazione, e come succede li pu? capitare dovunque. Affidarsi a un marchio che abbia una tradizione, una provenienza nota, una storia ? indispensabile, e noi abbiamo visto perch?.
Le omologazioni ECE e SNEL
Nel mondo le omologazioni principali a cui tutti i caschi in vendita devono sottostare sono sostanzialmente 2: la ECE, europea, che consta in prove effettuate su 5 punti fissi del casco, con una sola prova d?impatto e dove non esiste pi? il test di penetrazione di un corpo esterno, e la SNEL, americana e pi? tosta, perch? le prove d?impatto vengono effettuate in qualsiasi punto del casco, sono 2 random, magari sullo stesso punto, e quindi non ? possibile, come succede da noi, rinforzare solo alcune zone. Bene, come vi aspetterete, ma noi l?abbiamo visto fare davanti ai nostri occhi, i caschi Arai rispondono brillantemente alle pi? severe prove SNEl, anche dopo 5 impatti consecutivi su uno stesso punto.
Per fare un raffronto ci hanno fatto scegliere il concorrente da ?testare?, sia tra i marchi conosciuti, sia tra le sottomarche comprate negli hard discount. Un ?gioco? che all?Inspiration center, che si occupa di acquistare come un normale cliente i caschi in negozio, costa circa 280.000 euro all?anno. Il risultato? Be, nulla da dire, le prove per l?omologazione le grandi marche le superano, ma in tutti i test effettuati anche con concorrenti giapponesi, Arai ? risultata la migliore. Un velo pietoso ? da stendere su tutte le sottomarche, assolutamente pericolose e criminali.
Arai: 18 ore per un casco
Come nasce un casco Arai? Con molta precisione, e senza fretta, perch? molte delle operazioni si fanno ancora a mano. Prendiamo ad esempio un RX 7, uno dei top al mondo. Bene, solo la calotta ? costituita da 21 pezzi diversi di fibra assemblati tra loro e scaldati, quando gli altri mediamente non ne hanno pi? di 6 o 7. Come gi? detto le fibre di carbonio Arai sono morbidissime ma non si spezzano. Normalmente in una fibra hai 13 punti di rottura nella linea del telaio, e torcendoli rischi che si spacchino; le fibre Arai di punti ne hanno solo 3. La calotta deve essere spessa almeno 2 mm, ma se a un controllo c?? un punto in cui manca solo 0,1 mm, quella si butta.
Una volta adagiate nella forma queste fibre che assomigliano a una stoffa sintetica vengono cotte in speciali forni. Un casco di Formula 1, ad esempio, che viene realizzato interamente in carbonio, cuoci ben 4 ore a 400 ?, e pu? arrivare a costare anche 10.000 Euro, ma non ? un problema per i top drivers che arrivano a quel livello.
Morbido fuori e rigido dentro: grave errore!
Questa ? la caratteristica pi? importante di un casco, e forse il motivi principale perch? ci troviamo qui a parlare con i tecnici Arai. Per risolvere un grande problema che esiste in tutti i caschi che devono passare i miopi test di omologazione.
Un casco Arai non viene realizzato per passare i test, che purtroppo analizzano l?esterno e non la parte interna, quella dove c?? la nostra testa. I test infatti riscontrano cedimenti o rotture esterne, ma ammorbidendo la calotta e irrigidendo l?interno si ottiene un casco solido, trasmettendo per? tutta l?energia dell?impatto alla calotta cranica.
Il polistirolo interno Arai, come gi? detto, ha 3 densit? assemblate tra loro grazie a un brevetto mondiale unico: rigida nella zona della fronte, media verso le tempie e morbida nel centro della testa, dove non bisogna trasmettere energia ma assorbirla al meglio, proprio dove il cranio ? pi? fragile.
Tutto il processo di realizzazione del casco, dalla cottura, all?inserimento del polistirolo, rivestimenti e colorazione, a mano nelle versioni sportive, porta alla realizzazione di 23 caschi al giorno per linea produttiva, un numero esiguo ma indispensabile per avere un prodotto di qualit? impensata ai giorni nostri.
Tutti i componenti sono accuratamente testati prima di essere montati, anche se l'omologazione ufficiale non lo richiede, come la penetrazione di oggetti sulla visiera, gli eventuali graffi e abrasioni, che le visiere Arai superano tranquillamente.
Una giornata di full immersion che ci ha convinto, dove ancora una volta abbiamo capito l'importanza e la seriet? dei test d'impatto, analizati finalmente attraverso una comparazione seria e veritiera. I caschi Arai sono risultati i pi? sicuri, e se ? leader per tutti i motociclisti ci sar? un motivo...
Il centro ricerche Arai
L'Arai Inspiration Center ? un laboratorio di ricerca immerso nel verde della campagna olandese a Hoeverlaken, a 40 km da Amsterdam, dove l'importatore del marchio giapponese per l'Italia, Ber Racing, ha voluto organizzare una giornata per la stampa di settore per trasmettere la filosofia che sta dietro alla creazione dei caschi Arai.
Questo modernissimo centro ricerche ? diretto da Ferry Brower, per anni meccanico di piloti come Phil Read, finch? non si ? buttato con passione nel mondo Arai, convincendo nel lontano 1983 l?allora presidente Michio Arai ad affidargli la distribuzione per l?intera Europa, ma dandogli soprattutto la possibilit? di fare ricerca e sviluppo nel continente pi? interessante per l?eccellenza sportiva.
Oggi il centro ricerche Arai ? un gioiello di tecnologia, scenograficamente unico: con una stanza circondata da centinaia di caschi, quelli utilizzati da tutti i piloti che hanno corso con loro, dalle 2 alle 4 ruote, da Spencer a Joey Dunlop, da Doohan a Raikkonen.
Questa ? Arai
Arai, un casco che i veri motociclisti conoscono bene, che viene ancora fatto in gran parte a mano, che utilizza, unica casa al mondo, un polistirolo di 3 densit? diverse, perch? attutire il colpo ? la condizione primaria per la sicurezza. I caschi Arai nascono per adattarsi come un guanto alla testa del pilota, e chi li usa li elogia per la loro calzata perfetta. Sono stati infatti i primi a essere proposti con calotte di misure differenti: un tempo 3, ora 6 o 7, differenti di pochi millimetri e adattabili ulteriormente con guanciali e spessori removibili.
Forse non tutti lo sanno, ma Arai non ha mai costruito un casco modulare, malgrado avesse potuto venderne uno sproposito, solo perch? una mentoniera mobile non pu? resistere ai severi test di qualit? dei laboratori Arai, nonostante possa sostenere l'omologazione di legge.
Una casa che utilizza da oltre 20 anni fibre speciali di carbonio, pi? morbide per distribuire l?energia cinetica, ma resistentissime.
Perch? Arai
Perch? un casco Arai ? migliore di altri? N? in Arai, n? in Ber Racing sentirete dire questo, perch? non ? il loro payoff. E' la gente che lo utilizza che lo dice, e vediamo perch?.
Parlare di caschi ? sempre delicato, perch? si rischia di essere troppo scontati puntando il dito sulla sicurezza, ma forse dopo una giornata spesa a vedere soprattutto i crash test di marchi sconosciuti o di prodotti da scaffale del supermercato che letteralmente si spaccano in due le idee cambiano. E la situazione ? anche pi? grave in quanto gli attuali test di omologazione simulano un urto mai superiore ai 40 km/h. cio? a velocit? da Codice della Strada in citt?!
L?omologazione
L?omologazione cucita sul casco dovrebbe essere gi? una sicurezza, ma attenzione, come ci ha spiegato Ferry Bower non ? sempre cos?. Perfino in Germania ci sono sottomarche che taroccano queste etichette di omologazione, e come succede li pu? capitare dovunque. Affidarsi a un marchio che abbia una tradizione, una provenienza nota, una storia ? indispensabile, e noi abbiamo visto perch?.
Le omologazioni ECE e SNEL
Nel mondo le omologazioni principali a cui tutti i caschi in vendita devono sottostare sono sostanzialmente 2: la ECE, europea, che consta in prove effettuate su 5 punti fissi del casco, con una sola prova d?impatto e dove non esiste pi? il test di penetrazione di un corpo esterno, e la SNEL, americana e pi? tosta, perch? le prove d?impatto vengono effettuate in qualsiasi punto del casco, sono 2 random, magari sullo stesso punto, e quindi non ? possibile, come succede da noi, rinforzare solo alcune zone. Bene, come vi aspetterete, ma noi l?abbiamo visto fare davanti ai nostri occhi, i caschi Arai rispondono brillantemente alle pi? severe prove SNEl, anche dopo 5 impatti consecutivi su uno stesso punto.
Per fare un raffronto ci hanno fatto scegliere il concorrente da ?testare?, sia tra i marchi conosciuti, sia tra le sottomarche comprate negli hard discount. Un ?gioco? che all?Inspiration center, che si occupa di acquistare come un normale cliente i caschi in negozio, costa circa 280.000 euro all?anno. Il risultato? Be, nulla da dire, le prove per l?omologazione le grandi marche le superano, ma in tutti i test effettuati anche con concorrenti giapponesi, Arai ? risultata la migliore. Un velo pietoso ? da stendere su tutte le sottomarche, assolutamente pericolose e criminali.
Arai: 18 ore per un casco
Come nasce un casco Arai? Con molta precisione, e senza fretta, perch? molte delle operazioni si fanno ancora a mano. Prendiamo ad esempio un RX 7, uno dei top al mondo. Bene, solo la calotta ? costituita da 21 pezzi diversi di fibra assemblati tra loro e scaldati, quando gli altri mediamente non ne hanno pi? di 6 o 7. Come gi? detto le fibre di carbonio Arai sono morbidissime ma non si spezzano. Normalmente in una fibra hai 13 punti di rottura nella linea del telaio, e torcendoli rischi che si spacchino; le fibre Arai di punti ne hanno solo 3. La calotta deve essere spessa almeno 2 mm, ma se a un controllo c?? un punto in cui manca solo 0,1 mm, quella si butta.
Una volta adagiate nella forma queste fibre che assomigliano a una stoffa sintetica vengono cotte in speciali forni. Un casco di Formula 1, ad esempio, che viene realizzato interamente in carbonio, cuoci ben 4 ore a 400 ?, e pu? arrivare a costare anche 10.000 Euro, ma non ? un problema per i top drivers che arrivano a quel livello.
Morbido fuori e rigido dentro: grave errore!
Questa ? la caratteristica pi? importante di un casco, e forse il motivi principale perch? ci troviamo qui a parlare con i tecnici Arai. Per risolvere un grande problema che esiste in tutti i caschi che devono passare i miopi test di omologazione.
Un casco Arai non viene realizzato per passare i test, che purtroppo analizzano l?esterno e non la parte interna, quella dove c?? la nostra testa. I test infatti riscontrano cedimenti o rotture esterne, ma ammorbidendo la calotta e irrigidendo l?interno si ottiene un casco solido, trasmettendo per? tutta l?energia dell?impatto alla calotta cranica.
Il polistirolo interno Arai, come gi? detto, ha 3 densit? assemblate tra loro grazie a un brevetto mondiale unico: rigida nella zona della fronte, media verso le tempie e morbida nel centro della testa, dove non bisogna trasmettere energia ma assorbirla al meglio, proprio dove il cranio ? pi? fragile.
Tutto il processo di realizzazione del casco, dalla cottura, all?inserimento del polistirolo, rivestimenti e colorazione, a mano nelle versioni sportive, porta alla realizzazione di 23 caschi al giorno per linea produttiva, un numero esiguo ma indispensabile per avere un prodotto di qualit? impensata ai giorni nostri.
Tutti i componenti sono accuratamente testati prima di essere montati, anche se l'omologazione ufficiale non lo richiede, come la penetrazione di oggetti sulla visiera, gli eventuali graffi e abrasioni, che le visiere Arai superano tranquillamente.
Una giornata di full immersion che ci ha convinto, dove ancora una volta abbiamo capito l'importanza e la seriet? dei test d'impatto, analizati finalmente attraverso una comparazione seria e veritiera. I caschi Arai sono risultati i pi? sicuri, e se ? leader per tutti i motociclisti ci sar? un motivo...
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