20.000 euro per la supermotard pi? esclusiva al mondo. Cura artigianale e tecnologia made in Maranello fanno di questa monocilindrica un gioiello che tutti, almeno una volta, dovrebbero provare
Premere il pulsante ?Start? sul manubrio della Terra Modena 198 ? un po? come mettere in moto una betoniera... Il motorino d?avviamento, infatti, fa non poca fatica (e rumore) a causa dell?elevatissimo rapporto di compressione del monocilindrico. Poi, per?, improvvisamente il motore prende vita e la musica cambia. Il ruggito che fuoriesce dal doppio sistema di scarico ? rotondo e coinvolgente, mentre il caratteristico ticchettio della distribuzione fa da sottofondo. Il regime di minimo si stabilizza intorno ai 2.200 giri. Basta qualche colpo di gas e il ruggito diventa un vero e proprio urlo, col motore che balza quasi istantaneamente verso i 10.000 giri, per poi tornare alla tonalit? iniziale in un ?metallico diminuendo?. Pi? che una semplice supermotard monocilindrica, questa ? una sorta di Ferrari Testarossa a due ruote, con tanto di gruppo termico verniciato nel caratteristico colore e lo stesso inconfondibile suono ad ogni regime. Anche se non vi compare lo stemma del cavallino rampante, la Terra Modena ? in tutto e per tutto una Ferrari, a parte il nome?
Tante persone che lavorano nel mondo della Formula 1 amano le motociclette. Molti le usano e alcuni, come il capo del reparto di ricerca e sviluppo Renault F1, Robin Tuluie, le costruiscono per hobby, ma nessuno aveva mai provato a progettarle, realizzarle e venderle utilizzando la stessa tecnologia impiegata nella massima espressione dell?automobilismo agonistico. Ok: Aprilia con Cosworth, Ducati con Ferrari e Honda con il relativo reparto corse a quattro ruote, hanno avuto delle collaborazioni utili alla realizzazione delle loro MotoGP, ma chi l?avrebbe mai detto che la prima vera moto stradale con la F1 nel proprio DNA fosse equipaggiata con un monocilindrico che, tra l?altro, ha fatto il suo debutto in fuoristrada?
La risposta ? in un nome: Terra Modena 198 (?1? come il numero dei cilindri e "98" come il valore dell?alesaggio espresso in millimetri). Cos? si chiama quel fazzoletto di terra dell?Emilia Romagna che ha dato i natali ad alcuni dei pi? importanti nomi della storia italiana nell?ambito delle due e delle quattro ruote. Prendendo come punto di riferimento la citt? di Modena, sede della Maserati e della De Tomaso, nel raggio di appena 25 Km troviamo realt? come Ducati, Ferrari, Lamborghini, Moto Morini e Minarelli. Come se non bastasse, poi, quest?area prevede una grandissima concentrazione di aziende specializzate in componentistica di alta qualit? e produttori di parti speciali che lavorano a stretto contatto con i suddetti marchi e che costituiscono l?orgoglio e il vanto dell?industria motoristica nazionale. Difficile, dunque, immaginare un posto migliore dove poter costruire una moto o una macchina al top di gamma per qualit? e prestazioni.
A pensarla cos? ? senz?altro Dario Calzavara e la Terra Modena 198 ne ? il risultato. All?inizio degli anni Ottanta, e pi? precisamente dal 1981 al 1984, Calzavara era alla guida del Team Ferrari in Formula 1, dopo di che ha curato per circa un anno gli interessi del marchio all?interno del mercato nordamericano. Al suo ritorno in Italia, poi, Calzavara ? entrato in Pirelli come responsabile del settore racing, contribuendo non solo ai buoni risultati in Formula 1 e nel Mondiale Rally, ma anche all?accordo che porta i pneumatici italiani sulla Cagiva 500 di Randy Mamola nel Motomondiale.
A un certo punto, per?, Calzavara ha sentito il bisogno di fare qualcosa che aveva sempre sognato di fare: costruire la propria moto!
Una Ferrari a due ruote
Dario Calzavara ha sempre amato le moto fin da quando aveva 14 anni, anche se un giorno Enzo Ferrari lo costrinse a vendere la sua BMW RS1000 dopo aver scoperto che Gilles Villeneuve e Didier Pironi ci andavano in pista a Fiorano nelle pause tra un test e l?altro con la Formula 1! ?Pironi era un po? pazzo, ma era un gran pilota ? ricorda Dario con un sorriso ? mentre Villeneuve mal sopportava il fatto di essere battuto da qualcuno, pertanto era normale che tra i due vi fosse competizione in tutto, anche in moto. Mi ricordo che il Commendator Ferrari si era appena svegliato e io dovetti dargli la notizia che uno dei due si era rotto una gamba con la mia moto nel tentativo di migliorare il tempo dell?altro?! Venti anni pi? tardi, Calzavara ha voluto coinvolgere anche un terzo personaggio che partecipava a quei blitz in motocicletta a Fiorano, vale a dire il figlio maggiore di Enzo Ferrari, Piero. Quest?ultimo ha preferito fare esperienza nel settore lontano dalla scomoda figura paterna, dando vita alla Ferrari Engineering, vicino Modena, dove, oltre a importanti progetti legati al mondo dell?automobilismo e dell?aviazione, ? stato realizzato il prototipo di un quattro cilindri in linea di 750 cc con valvole radiali che avrebbe poi raggiunto la produzione di serie sulla MV Agusta F4, dove la F sta appunto per Ferrari.
Ad ogni modo, nel 1998 Ferrari ha creato un?altra societ?, la High Performance Engineering o HPE, anch?essa con sede a Modena, ma i cui interesse sono principalmente focalizzati sul mondo racing. Questa struttura ha perfino partecipato al progetto del V4 che equipaggia la Ducati Desmosedici e ha collaborato alla realizzazione del bicilindrico DS raffreddato ad aria della gamma Multistrada e Hypermotard. Per Calzavara, dunque, non poteva esserci partner migliore per la progettazione della Terra Modena.
Ok, ma perch? proprio un monocilindrico? ?Per l?utilizzo su strada, sempre preferito le naked rispetto alle supersportive ? spiega Dario ? e il modo con cui il mercato ha reagito nei confronti di questa categoria dice che non sono il solo a pensarla in questo modo. Tuttavia, ormai le nude hanno raggiunto prestazioni esagerate, che non hanno senso se si considerano i limiti imposti dal codice della strada e, soprattutto, la sicurezza di guida. In pratica, sta diventando sempre meno divertente guidare una moto su strada. Perci?, ho tra gli obiettivi della Terra Modena c?era quello di creare una nuova tipologia di motocicletta sportiva che facesse riscoprire il vero piacere di andare su due ruote. Una moto piccola, leggera e agile, per la quale non sarebbe stato assolutamente appropriato un motore a quattro cilindri, dal momento che un mono ? gi? pi? che sufficiente. Inoltre, volevo che il propulsore fosse costruito ex-novo, senza essere costretto ad acquistarne uno gi? in commercio, ma la progettazione e lo sviluppo di un quattro in linea, come quello che ha fatto realizzare Castiglioni per la F4, comporta un enorme dispendio di risorse, sia in termini di tempo che a livello economico. Alla fine, dunque, complice anche il crescente successo della categoria Supermotard, ci siamo convinti che un motore monocilindrico fosse la soluzione migliore alle nostre esigenze ed ? esattamente ci? che abbiamo commissionato al mio amico Piero Ferrari?.
Cos?, dopo circa tre anni di sviluppo e un investimento pari a 1,7 milioni di Euro, la prima Terra Modena 198 di serie ? stata consegnata al rispettivo cliente, un gioielliere di Roma. Nella seconda met? del 2006 ne sono stati venduti 16 esemplari e quest?anno si prevede di raggiungere le 60 unit?, che verranno commercializzate al prezzo di 19.650 Euro pi? Iva.
Premere il pulsante ?Start? sul manubrio della Terra Modena 198 ? un po? come mettere in moto una betoniera... Il motorino d?avviamento, infatti, fa non poca fatica (e rumore) a causa dell?elevatissimo rapporto di compressione del monocilindrico. Poi, per?, improvvisamente il motore prende vita e la musica cambia. Il ruggito che fuoriesce dal doppio sistema di scarico ? rotondo e coinvolgente, mentre il caratteristico ticchettio della distribuzione fa da sottofondo. Il regime di minimo si stabilizza intorno ai 2.200 giri. Basta qualche colpo di gas e il ruggito diventa un vero e proprio urlo, col motore che balza quasi istantaneamente verso i 10.000 giri, per poi tornare alla tonalit? iniziale in un ?metallico diminuendo?. Pi? che una semplice supermotard monocilindrica, questa ? una sorta di Ferrari Testarossa a due ruote, con tanto di gruppo termico verniciato nel caratteristico colore e lo stesso inconfondibile suono ad ogni regime. Anche se non vi compare lo stemma del cavallino rampante, la Terra Modena ? in tutto e per tutto una Ferrari, a parte il nome?
Tante persone che lavorano nel mondo della Formula 1 amano le motociclette. Molti le usano e alcuni, come il capo del reparto di ricerca e sviluppo Renault F1, Robin Tuluie, le costruiscono per hobby, ma nessuno aveva mai provato a progettarle, realizzarle e venderle utilizzando la stessa tecnologia impiegata nella massima espressione dell?automobilismo agonistico. Ok: Aprilia con Cosworth, Ducati con Ferrari e Honda con il relativo reparto corse a quattro ruote, hanno avuto delle collaborazioni utili alla realizzazione delle loro MotoGP, ma chi l?avrebbe mai detto che la prima vera moto stradale con la F1 nel proprio DNA fosse equipaggiata con un monocilindrico che, tra l?altro, ha fatto il suo debutto in fuoristrada?
La risposta ? in un nome: Terra Modena 198 (?1? come il numero dei cilindri e "98" come il valore dell?alesaggio espresso in millimetri). Cos? si chiama quel fazzoletto di terra dell?Emilia Romagna che ha dato i natali ad alcuni dei pi? importanti nomi della storia italiana nell?ambito delle due e delle quattro ruote. Prendendo come punto di riferimento la citt? di Modena, sede della Maserati e della De Tomaso, nel raggio di appena 25 Km troviamo realt? come Ducati, Ferrari, Lamborghini, Moto Morini e Minarelli. Come se non bastasse, poi, quest?area prevede una grandissima concentrazione di aziende specializzate in componentistica di alta qualit? e produttori di parti speciali che lavorano a stretto contatto con i suddetti marchi e che costituiscono l?orgoglio e il vanto dell?industria motoristica nazionale. Difficile, dunque, immaginare un posto migliore dove poter costruire una moto o una macchina al top di gamma per qualit? e prestazioni.
A pensarla cos? ? senz?altro Dario Calzavara e la Terra Modena 198 ne ? il risultato. All?inizio degli anni Ottanta, e pi? precisamente dal 1981 al 1984, Calzavara era alla guida del Team Ferrari in Formula 1, dopo di che ha curato per circa un anno gli interessi del marchio all?interno del mercato nordamericano. Al suo ritorno in Italia, poi, Calzavara ? entrato in Pirelli come responsabile del settore racing, contribuendo non solo ai buoni risultati in Formula 1 e nel Mondiale Rally, ma anche all?accordo che porta i pneumatici italiani sulla Cagiva 500 di Randy Mamola nel Motomondiale.
A un certo punto, per?, Calzavara ha sentito il bisogno di fare qualcosa che aveva sempre sognato di fare: costruire la propria moto!
Una Ferrari a due ruote
Dario Calzavara ha sempre amato le moto fin da quando aveva 14 anni, anche se un giorno Enzo Ferrari lo costrinse a vendere la sua BMW RS1000 dopo aver scoperto che Gilles Villeneuve e Didier Pironi ci andavano in pista a Fiorano nelle pause tra un test e l?altro con la Formula 1! ?Pironi era un po? pazzo, ma era un gran pilota ? ricorda Dario con un sorriso ? mentre Villeneuve mal sopportava il fatto di essere battuto da qualcuno, pertanto era normale che tra i due vi fosse competizione in tutto, anche in moto. Mi ricordo che il Commendator Ferrari si era appena svegliato e io dovetti dargli la notizia che uno dei due si era rotto una gamba con la mia moto nel tentativo di migliorare il tempo dell?altro?! Venti anni pi? tardi, Calzavara ha voluto coinvolgere anche un terzo personaggio che partecipava a quei blitz in motocicletta a Fiorano, vale a dire il figlio maggiore di Enzo Ferrari, Piero. Quest?ultimo ha preferito fare esperienza nel settore lontano dalla scomoda figura paterna, dando vita alla Ferrari Engineering, vicino Modena, dove, oltre a importanti progetti legati al mondo dell?automobilismo e dell?aviazione, ? stato realizzato il prototipo di un quattro cilindri in linea di 750 cc con valvole radiali che avrebbe poi raggiunto la produzione di serie sulla MV Agusta F4, dove la F sta appunto per Ferrari.
Ad ogni modo, nel 1998 Ferrari ha creato un?altra societ?, la High Performance Engineering o HPE, anch?essa con sede a Modena, ma i cui interesse sono principalmente focalizzati sul mondo racing. Questa struttura ha perfino partecipato al progetto del V4 che equipaggia la Ducati Desmosedici e ha collaborato alla realizzazione del bicilindrico DS raffreddato ad aria della gamma Multistrada e Hypermotard. Per Calzavara, dunque, non poteva esserci partner migliore per la progettazione della Terra Modena.
Ok, ma perch? proprio un monocilindrico? ?Per l?utilizzo su strada, sempre preferito le naked rispetto alle supersportive ? spiega Dario ? e il modo con cui il mercato ha reagito nei confronti di questa categoria dice che non sono il solo a pensarla in questo modo. Tuttavia, ormai le nude hanno raggiunto prestazioni esagerate, che non hanno senso se si considerano i limiti imposti dal codice della strada e, soprattutto, la sicurezza di guida. In pratica, sta diventando sempre meno divertente guidare una moto su strada. Perci?, ho tra gli obiettivi della Terra Modena c?era quello di creare una nuova tipologia di motocicletta sportiva che facesse riscoprire il vero piacere di andare su due ruote. Una moto piccola, leggera e agile, per la quale non sarebbe stato assolutamente appropriato un motore a quattro cilindri, dal momento che un mono ? gi? pi? che sufficiente. Inoltre, volevo che il propulsore fosse costruito ex-novo, senza essere costretto ad acquistarne uno gi? in commercio, ma la progettazione e lo sviluppo di un quattro in linea, come quello che ha fatto realizzare Castiglioni per la F4, comporta un enorme dispendio di risorse, sia in termini di tempo che a livello economico. Alla fine, dunque, complice anche il crescente successo della categoria Supermotard, ci siamo convinti che un motore monocilindrico fosse la soluzione migliore alle nostre esigenze ed ? esattamente ci? che abbiamo commissionato al mio amico Piero Ferrari?.
Cos?, dopo circa tre anni di sviluppo e un investimento pari a 1,7 milioni di Euro, la prima Terra Modena 198 di serie ? stata consegnata al rispettivo cliente, un gioielliere di Roma. Nella seconda met? del 2006 ne sono stati venduti 16 esemplari e quest?anno si prevede di raggiungere le 60 unit?, che verranno commercializzate al prezzo di 19.650 Euro pi? Iva.
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