Le moto elettriche non si vendono, almeno non si vendono in Italia. Cerchiamo di capire perché insieme a Umberto Uccelli, Vicepresidente di Zero Motorcycles, il marchio che più di tutti è sinonimo di moto elettriche.
L’anno scorso sono state immatricolate poco più di mezzo migliaio di moto elettriche. Il mese scorso (aprile) il conto si è fermato a 16. Le percentuali sono in crescita (+7,5%) di anno in anno, ma è facile su numeri così piccoli. In Italia l’elettrico non decolla, piacciono ciclomotori e scooter, ma le moto ancora no. Perché? Costano troppo? Non sono divertenti? Non c’è fiducia nella tecnologia? Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Umberto Uccelli, Vicepresidente e Direttore Generale EMEA di Zero Motorcycles.
L’elettrico è per molti ancora un terreno di scontro tra tecnologia e filosofia di vita. Due mondi separati da irragionevolezza e ignoranza.
«Che l’elettrico sia il futuro della mobilità individuale è una decisione già presa da tanti anni. E’ una tecnologia semplice e conosciuta e l’elettricità si riesce a trasportare in maniera facile con sistemi già implementati. Dobbiamo risolvere o migliorare il discorso autonomia, ma siamo già livelli ben superiori rispetto a quello he è il fabbisogno quotidiano. Zero ha creduto per prima nella tecnologia delle moto elettriche: 16 anni fa era proprio per pochissimi. Ora, lentamente, sempre più persone stanno passando all’elettrico, il percorso è ben chiaro».
Anche per gli italiani?
«Gli italiani sono sempre un po’ più scettici e più attenti quando si tratta di un cambiamento, ma sono però anche convinto che magari siano più lenti nel passaggio a una nuova tecnologia ma, nel momento in cui verrà recepito, il passaggio sarà molto più rapido rispetto ad altri Paesi. L’Italia inoltre ha questa storia importantissima e questa tradizione motociclistica nel DNA. Qualche anno fa ero convinto che oggi in Italia saremmo stati più avanti come penetrazione e come successo dell’elettrico. Da italiano mi dispiace vedere questo ritardo».
Lo scorso mese sono state vendute solo 16 moto elettriche in Italia.
«Sono quelle che io definisco: tracce chimiche. Gli scooter elettrici stanno crescendo e guadagnando quote significative, si tratta di un segmento in cui ostacoli come prezzo, tempi di ricarica e autonomia sono meno importanti. Per le moto invece questo non succede e in più, in Italia – come dicevamo – il mercato è rallentato dal forte legame storico e culturale con la storia dei marchi italiani. Questo è molto specifico del nostro Paese e non si nota negli altri mercati dove c’è più apertura al cambio di tecnologia e di prodotto. Andando però oltre al dato sul venduto, noi di Zero stiamo notando una crescita di interesse verso le moto elettriche».
Tradotto in numeri, l’Italia quanto è indietro rispetto all’Europa?
«Noi vendiamo oltre 2.000 moto nell’EMEA, fondamentalmente in Europa. L’Italia pesa per un 5% mentre per vendite di moto tradizionali è al numero uno o comunque se la gioca di anno in anno con Francia e Germania. L’Italia è il mercato più importante e quindi portare a casa solo un 5% è estremamente insoddisfacente».
I grandi marchi giapponesi, seppur con timidezza, stanno arrivando sull’elettrico. Cosa vi aspettate? In che modo aiuterà il mercato in generale la presenza di nomi di peso?
«Le Case importanti stanno sviluppando in parallelo i principali modelli anche in versione elettrica. Ci sono bei progetti che partono da lontano e altri più estemporanei che cercano di recuperare tempo, ma prima o poi arrivano tutti. Il fatto che si muovano in questa direzione è estremamente positivo. Come Tesla ha riscritto la logica dell’auto, io sono convinto che stia succedendo questo anche per Zero. Zero è nata elettrica e ha continuato ad investire e a crederci, ha una gamma importante di moto elettriche ed è leader del mercato. Quando arriveranno gli altri è chiaro che ci sarà una bella competizione però quando tu apri una via, e sei leader di un mercato in crescita, cresci anche come valore d’azienda».
Che futuro prevedete per le moto elettriche?
«Il mercato sta andando bene un po’ in tutti i Paesi, nonostante il forte impatto Covid. C’è stato prima un forte boom sulle due ruote, dalle bici alle moto. Questo ha avuto un effetto anche dopo, terminata la pandemia, con un interesse verso le due ruote in forte crescita. Questo ci dà grandi speranze anche per il futuro. Per le due ruote elettriche, come abbiamo detto, il discorso è più complesso, ma sappiamo che è un percorso tracciato e che tutti stanno andando in quella direzione. Chi prima chi dopo… ognuno con il suo modo di sviluppare il prodotto, ma tutti stanno andando verso l’elettrico.
C’è un cambiamento in atto che parte nella fascia più economica dei prodotti, come ad esempio le eBike o gli scooter elettrici che come budget impattano meno. Le moto stanno arrivando, sono un po’ in ritardo, soprattutto le case motociclistiche importanti che hanno già sposato il progetto elettrico ma che però non sono ancora pronte. Noi abbiamo l’opportunità quindi di essere quasi gli unici, perché abbiamo una gamma molto ampia, con un prodotto specifico per le esigenze dei diversi tipi di motociclista. Ci sono altre realtà importanti (Energica, LiveWire, etc..) ma solo noi abbiamo una storia così lunga e così tanti modelli. Amo pensare che come nelle auto è per Tesla, adesso anche Zero agli occhi dei motociclisti venga percepita come “la” marca elettrica».
Oltre alla mentalità, manca ancora uno step tecnologico alle moto elettriche? Se da Milano voglio fare il giro del Lago di Como non posso ancora farlo.
«Dipende. Noi abbiamo un’autonomia che arriva fino ai 350 km, in uso normale se ne fanno 220. Chiaro che più si sta in autostrada più l’autonomia si riduce mentre in città e nel misto si recupera di più. Quindi l’autonomia è ancora uno dei tre punti in discussione: prezzo, tempi di ricarica e autonomia.
Per il prezzo, oltre agli incentivi, noi abbiamo lanciato “Go Electric” che, come ha fatto Tesla, ha l’obiettivo di consolidare la nostra leadership. Abbiamo riposizionato il prezzo, non solo in Italia, per spingere sempre più persone verso l’elettrico. Poi c’è anche da considerare il costo di utilizzo di una moto elettrica che si riduce con il passare del tempo.
Per tornare all’autonomia, c’è chi fa tanti chilometri e ama fare del turismo. In questo caso o ci si organizza pianificando le soste oppure si ammette che probabilmente le moto elettriche non sono ancora mature per questo genere di utilizzo. Le moto elettriche per ora sono state pensate per divertirsi, per fare commuting e sono in grado di coprire distanze che sono ben superiori a quelle dell’utilizzo medio. Con l’attuale tecnologia quindi si sta già parlando alla maggior parte dei motociclisti.
In conclusione i tempi di ricarica. Noi abbiamo i tempi di ricarica tra i più bassi, ma anche in questo caso è una questione di percezione. Il concetto in realtà è (diventerà) molto simile allo smartphone».
Cosa fare allora?
«La moto elettrica se non la si conosce può essere percepita come piena di ostacoli da superare, ma non è così. Per questo riteniamo che sia indispensabile che i nostri concessionari abbiano le moto in prova e che le facciano provare. E’ importante poi che ci sia anche una persona che conosca a fondo il prodotto e che lo sappia spiegare bene. Chi si avvicina alle moto elettriche arriva con tante domande e ha bisogno di risposte. La cosa fondamentale è provarle, perché una volta che le si prova si capisce che non è solo una nuova tecnologia o una questione ecologica, ma è soprattutto divertimento allo stato puro».
Quali progetti ha Zero per il futuro?
«Abbiamo davvero tantissimi progetti che non riguardano solo le grosse moto elettriche. Potremmo spaziare anche sulla mobilità individuale magari più semplice».
Parliamo di scooter?
«Si sta valutando tutto: potrebbe essere. Ma stiamo anche valutando collaborazioni con altre società… Zero sta crescendo, non solo come gamma e come rete vendita, ma anche come organizzazione proprio in questo senso. Durante l’ultimo trimestre dell’anno poi presenteremo il nuovo model year che sarà una novità ad ampliamento della gamma moto».
notizia da:vaielettrico.it
L’anno scorso sono state immatricolate poco più di mezzo migliaio di moto elettriche. Il mese scorso (aprile) il conto si è fermato a 16. Le percentuali sono in crescita (+7,5%) di anno in anno, ma è facile su numeri così piccoli. In Italia l’elettrico non decolla, piacciono ciclomotori e scooter, ma le moto ancora no. Perché? Costano troppo? Non sono divertenti? Non c’è fiducia nella tecnologia? Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Umberto Uccelli, Vicepresidente e Direttore Generale EMEA di Zero Motorcycles.
L’elettrico è per molti ancora un terreno di scontro tra tecnologia e filosofia di vita. Due mondi separati da irragionevolezza e ignoranza.
«Che l’elettrico sia il futuro della mobilità individuale è una decisione già presa da tanti anni. E’ una tecnologia semplice e conosciuta e l’elettricità si riesce a trasportare in maniera facile con sistemi già implementati. Dobbiamo risolvere o migliorare il discorso autonomia, ma siamo già livelli ben superiori rispetto a quello he è il fabbisogno quotidiano. Zero ha creduto per prima nella tecnologia delle moto elettriche: 16 anni fa era proprio per pochissimi. Ora, lentamente, sempre più persone stanno passando all’elettrico, il percorso è ben chiaro».
Anche per gli italiani?
«Gli italiani sono sempre un po’ più scettici e più attenti quando si tratta di un cambiamento, ma sono però anche convinto che magari siano più lenti nel passaggio a una nuova tecnologia ma, nel momento in cui verrà recepito, il passaggio sarà molto più rapido rispetto ad altri Paesi. L’Italia inoltre ha questa storia importantissima e questa tradizione motociclistica nel DNA. Qualche anno fa ero convinto che oggi in Italia saremmo stati più avanti come penetrazione e come successo dell’elettrico. Da italiano mi dispiace vedere questo ritardo».
Lo scorso mese sono state vendute solo 16 moto elettriche in Italia.
«Sono quelle che io definisco: tracce chimiche. Gli scooter elettrici stanno crescendo e guadagnando quote significative, si tratta di un segmento in cui ostacoli come prezzo, tempi di ricarica e autonomia sono meno importanti. Per le moto invece questo non succede e in più, in Italia – come dicevamo – il mercato è rallentato dal forte legame storico e culturale con la storia dei marchi italiani. Questo è molto specifico del nostro Paese e non si nota negli altri mercati dove c’è più apertura al cambio di tecnologia e di prodotto. Andando però oltre al dato sul venduto, noi di Zero stiamo notando una crescita di interesse verso le moto elettriche».
Tradotto in numeri, l’Italia quanto è indietro rispetto all’Europa?
«Noi vendiamo oltre 2.000 moto nell’EMEA, fondamentalmente in Europa. L’Italia pesa per un 5% mentre per vendite di moto tradizionali è al numero uno o comunque se la gioca di anno in anno con Francia e Germania. L’Italia è il mercato più importante e quindi portare a casa solo un 5% è estremamente insoddisfacente».
I grandi marchi giapponesi, seppur con timidezza, stanno arrivando sull’elettrico. Cosa vi aspettate? In che modo aiuterà il mercato in generale la presenza di nomi di peso?
«Le Case importanti stanno sviluppando in parallelo i principali modelli anche in versione elettrica. Ci sono bei progetti che partono da lontano e altri più estemporanei che cercano di recuperare tempo, ma prima o poi arrivano tutti. Il fatto che si muovano in questa direzione è estremamente positivo. Come Tesla ha riscritto la logica dell’auto, io sono convinto che stia succedendo questo anche per Zero. Zero è nata elettrica e ha continuato ad investire e a crederci, ha una gamma importante di moto elettriche ed è leader del mercato. Quando arriveranno gli altri è chiaro che ci sarà una bella competizione però quando tu apri una via, e sei leader di un mercato in crescita, cresci anche come valore d’azienda».
Che futuro prevedete per le moto elettriche?
«Il mercato sta andando bene un po’ in tutti i Paesi, nonostante il forte impatto Covid. C’è stato prima un forte boom sulle due ruote, dalle bici alle moto. Questo ha avuto un effetto anche dopo, terminata la pandemia, con un interesse verso le due ruote in forte crescita. Questo ci dà grandi speranze anche per il futuro. Per le due ruote elettriche, come abbiamo detto, il discorso è più complesso, ma sappiamo che è un percorso tracciato e che tutti stanno andando in quella direzione. Chi prima chi dopo… ognuno con il suo modo di sviluppare il prodotto, ma tutti stanno andando verso l’elettrico.
C’è un cambiamento in atto che parte nella fascia più economica dei prodotti, come ad esempio le eBike o gli scooter elettrici che come budget impattano meno. Le moto stanno arrivando, sono un po’ in ritardo, soprattutto le case motociclistiche importanti che hanno già sposato il progetto elettrico ma che però non sono ancora pronte. Noi abbiamo l’opportunità quindi di essere quasi gli unici, perché abbiamo una gamma molto ampia, con un prodotto specifico per le esigenze dei diversi tipi di motociclista. Ci sono altre realtà importanti (Energica, LiveWire, etc..) ma solo noi abbiamo una storia così lunga e così tanti modelli. Amo pensare che come nelle auto è per Tesla, adesso anche Zero agli occhi dei motociclisti venga percepita come “la” marca elettrica».
Oltre alla mentalità, manca ancora uno step tecnologico alle moto elettriche? Se da Milano voglio fare il giro del Lago di Como non posso ancora farlo.
«Dipende. Noi abbiamo un’autonomia che arriva fino ai 350 km, in uso normale se ne fanno 220. Chiaro che più si sta in autostrada più l’autonomia si riduce mentre in città e nel misto si recupera di più. Quindi l’autonomia è ancora uno dei tre punti in discussione: prezzo, tempi di ricarica e autonomia.
Per il prezzo, oltre agli incentivi, noi abbiamo lanciato “Go Electric” che, come ha fatto Tesla, ha l’obiettivo di consolidare la nostra leadership. Abbiamo riposizionato il prezzo, non solo in Italia, per spingere sempre più persone verso l’elettrico. Poi c’è anche da considerare il costo di utilizzo di una moto elettrica che si riduce con il passare del tempo.
Per tornare all’autonomia, c’è chi fa tanti chilometri e ama fare del turismo. In questo caso o ci si organizza pianificando le soste oppure si ammette che probabilmente le moto elettriche non sono ancora mature per questo genere di utilizzo. Le moto elettriche per ora sono state pensate per divertirsi, per fare commuting e sono in grado di coprire distanze che sono ben superiori a quelle dell’utilizzo medio. Con l’attuale tecnologia quindi si sta già parlando alla maggior parte dei motociclisti.
In conclusione i tempi di ricarica. Noi abbiamo i tempi di ricarica tra i più bassi, ma anche in questo caso è una questione di percezione. Il concetto in realtà è (diventerà) molto simile allo smartphone».
Cosa fare allora?
«La moto elettrica se non la si conosce può essere percepita come piena di ostacoli da superare, ma non è così. Per questo riteniamo che sia indispensabile che i nostri concessionari abbiano le moto in prova e che le facciano provare. E’ importante poi che ci sia anche una persona che conosca a fondo il prodotto e che lo sappia spiegare bene. Chi si avvicina alle moto elettriche arriva con tante domande e ha bisogno di risposte. La cosa fondamentale è provarle, perché una volta che le si prova si capisce che non è solo una nuova tecnologia o una questione ecologica, ma è soprattutto divertimento allo stato puro».
Quali progetti ha Zero per il futuro?
«Abbiamo davvero tantissimi progetti che non riguardano solo le grosse moto elettriche. Potremmo spaziare anche sulla mobilità individuale magari più semplice».
Parliamo di scooter?
«Si sta valutando tutto: potrebbe essere. Ma stiamo anche valutando collaborazioni con altre società… Zero sta crescendo, non solo come gamma e come rete vendita, ma anche come organizzazione proprio in questo senso. Durante l’ultimo trimestre dell’anno poi presenteremo il nuovo model year che sarà una novità ad ampliamento della gamma moto».
notizia da:vaielettrico.it
Comment