E cosi, sono tornato a casa oggi nel tardo pomeriggio, un burn-out sotto casa del mio migliore amico per far finta di festeggiare l'arrivo al campo-base, un sorriso appena accennato sul mio viso, e la mia RC24 dell'87 che non protesta nemmeno.
Prologo.
Mercoledi' 19 Novembre 2008, ore 22:00
Le lacrime sul mio viso, scendono copiose e solcano le mie guance. Sono parole forti quelle che pronuncio sdraiato nel lettino di casa della mia morosa, con lei accanto, abbracciata, quasi avvinghiata a me. Parole che hanno sapore di un finale che, prima o dopo, nel mio cuore sapevo doveva arrivare. Parole di addio. Amore, non riesco a fidarmi di te. Mi dispiace. Per un anno e mezzo ci ho creduto, sono cambiato, sono andato contro me stesso, e ti ho amato tanto. Ti amo ancora tanto, ma non riesco a fidarmi di te. E se non c'? fiducia, stellina mia, non si costruir? mai niente. I consigli degli amici come eco lontani risuonano nella mia testa. E mentre cerco di soffrire il meno possibile ci addormentiamo insieme per l'ultima volta, io girato di lato, lei abbracciata dietro a me, come al solito, con la sua mano sul mio pancino.
Giovedi' 20 Novembre 2008, ore 6:40
Monto in macchina e mi allontano da casa sua, piangendo in silenzio e fingendo di star bene. Ma il mio cuore, figlio della stessa bugia, ? lacerato, dilaniato per la seconda volta. Eppure mi ero ripromesso di non soffrire piu'.
Fa freddo, sono 2 gradi soltanto sulla strada che collega Udine a Portogruaro. La "Ferrata" si chiama, poich? essa segue il tracciato di una linea ferroviaria progettata negli anni '30 del Novecento e mai portata a termine. E' un lunghissimo ed assoluto rettifilo, quante volte l'ho percorso la sera, per raggiungere lei. Con il mio K3, con il Vfr, con la Silvia. Quante volte, magari con lei sul sellino posteriore del K3, con il cupolino puntato verso il cielo, persi in una pinna lunghissima. E quando atterravo la solita pacchetta sulla spalla, dolce consolazione che per l'ennesima volta ci era andata bene.
Fa freddo e penso. Penso di averla persa, la mia donna, per sempre.
Ore 13:00
Sono a casa, a Pordenone. Mi pento di quello che ho fatto la sera prima, ma nel profondo del mio cuore so di aver fatto la scelta giusta. Cio' non toglie che sto male. Nell'armadio di casa mia c'? tutta la sua roba da vestire, qualche CD, dei profumi, la stecca di Philip Morris comprata in Slovenia solo la settimana prima, e, stranamente, ancora sigillata. Le "Phillip Island" le chiamavamo. Inevitabili e cocenti strascichi che ogni storia finita si porta con se.
Faccio 4 valige di tutta la sua roba e le carico nella BMW, torno verso casa sua dove mi aspetta sua madre.
Ore 17:00
Ho deciso. Parto. Si, ma dove vado? Puglia? Calabria? No, poi va a finire che vado a trovare i miei zii che a momenti manco mi ricordo di avere.
Francia. Si, sud della Francia. Quelli di Superbike Italia dicono sempre che li' in Inverno ci sono 20 gradi. Si, ho deciso, parto. K3 1000 o Vufero? Vufero, Vufero, che ? piu' comodoso. Faro' a meno delle impennate all'uscita dei caselli ma almeno i polsi mi ringrazieranno. Sposto il gatto che pacioso dorme nella borsa da serbatoio posta in garage e ci butto dentro un paio di jeans, le Silver, una felpa della Nike col cappuccio, un paio di mutande, un paio di calzini, il carica batterie del Nokia, 3 pacchetti di Camel light e la mia Canon 400D. Bastera'. Tanto al massimo domenica torno, lunedi' comincio il lavoro nuovo.
Sotto tuta termico, micro-pile, tuta intera Arlen Ness, sotto guanti, antivento al collo e sotto casco. Cambio la visiera cromata del Suomy a favore di quella trasparente, al limite sotto mettero' gli occhiali da sole.
Ore 18:30 - Partenza.
Saluto mia mamma, che preoccupata e con le lacrime agli occhi, vede partire suo figlio in moto, cosi' all'improvviso, col buio fuori e 4 gradi di temperatura.
Esco dal vialetto del garage e penso. No, devo salutarla prima di partire. Cosi vado ad aspettarla ad uscita dal lavoro. Arrivo in anticipo, il tempo di una sigaretta e infreddolita la vedo uscire dal portone del magazzino, mentre si accende la tanto agognata sigaretta di fine lavoro, chiusa nel pile azzurro che gli avevo regalato il Natale dell'anno scorso. Mi vede, mi raggiunge.
Piccola, io parto. Staro' via due o tre giorni. Ci tenevo a salutarti. E dove vai? Boh, Francia, Spagna, non so. Lontano da qui, ho bisogno di riflettere. Senti, io ho ancora l'anello al dito e la tua fotina del portafoglio, sai che ti penso.
Ok, sta attento. Mentre mi aiuta ad infilare bene il sottocasco dentro il collare antivento ci baciamo. Bacio deciso. Bacio profumato. Bacio di addio.
Ore 19:15
Ho imboccato l'autostrada a Pordenone in direzione Portogruaro-Venezia, fa un freddo cane, ma il sotto tuta fa il suo lavoro. Le mani, ho freddo alle mani.
Il cervello va in roaming completo gia' dopo pochi km.
Ore 20:20
Mi fermo in Autogrill dopo Padova Est per fare il pieno e per mangiare qualcosa. Spizzico propone un'insalata, peraltro di scarsa qualita'. Se non altro spezza il mio digiuno totale del giorno prima. Ho lo stomaco chiuso, le verdure fanno schifo e i bocconi cadono lenti nello stomaco. Sono seduto solo, tutto imbottito nella tuta, il casco senza nemmeno un moscerino sulla visiera ? poggiato di fronte a me, e mi fa capire che non ? proprio stagione di andare in moto. Un cassiere svogliato ma educato mi serve il caff?. Fumo una sigaretta, mi vesto e riparto.
Ore 22:00 circa.
Ho passato a Brescia lo svincolo per Piacenza. I tabelloni sull'autostrada indicano l'ora, temperatura: 2 gradi, e qualche scontato consiglio per chi guida.
Ogni tanto mi volto a guardare oltre il guard-rail, vedo una campagna che sembra infinita, ricoperta di una coltre di foschia biancastra. L'autostrada ? deserta. Ci sono solo io, con un Vufero dell'87. Il suo dolce frullare mi fa compagnia. Sono seduto su di un motore, e, sul filo dei 130Km/h, mi lascio tutto alle spalle. Inizio ad essere stanco. Mi metto in scia ad un Mercedes ML, mi scaldo la mano sinistra fra le carene nel frattempo che sono gia' a Piacenza.
Ore 22:40 Circa.
Esco dall'autostrada per cercare un posto dove dormire, sbaglio strada, mi trovo a Fidenza. Ma si, un posto vale l'altro. In centro citt?, deserto, trovo alloggio in un albergaccio a 2 stelle, di cui non ricordo neanche il nome. L'assonnato custode mi propone una singola e la prima colazione a 40 euro. Non faccio storie ed accetto. Salgo in stanza, mi svesto, accendo una sigaretta, apro la finestra. Ma che diavolo sto facendo.
Mi addormento quasi vestito, con lei nella testa, con i miei amici che mi mandano sms chiedendomi notizie di me, con mia madre che mi chiama. Come mastini napoletani mi stanno sotto. Non ce la faccio piu'. Ho fatto bene a partire.
Venerd? 21 Novembre 2008, ore 9:00
Mi sveglio da solo, la voglia della doccia mi passa appena constato le condizioni del bagno. Accendo una sigaretta e guardo la cartina. Apro la finestra, ? una bella giornata.
Mi lavo e mi tuto, organizzo la borsa e scendo per la colazione. Una tortina dell'Ildl mezza sbriciolata e uno yoghurt scaduto. Puah, poco male, tanto per cambiare non ho fame.
Il Vufero si sveglia meglio di me e, nonostante i suoi 52.000km, parte a colpo.
Ore 10:00
Riprendo l'autostrada a Piacenza in direzione Alessandria-Imperia-Ventimiglia. I tester di Superbike non sbagliavano: la temperatura ? di 15 gradi e il viaggio inizia a farsi piacevole. Scorrazzo dolcemente sulle dolci pieghe della Genova Ventimiglia frullando attorno ai 140 indicati, non c'? fretta, non c'? traffico. Il viaggio prosegue senza particolari problemi, cervello, ovviamente, costantemente in roaming.
Ore 14:30
Esco a Ventimiglia e arrivo al confine: ce l'ho fatta!
Foto di rito, per vantarsi con gli amici di pieghe. Loro che magari girano un secondo piu' veloce di me a Grobnik, ma che oltre Verzegnis non sono mai andati.
Proseguo verso Nizza, alla ricerca di un albergo sul mare, da non spendere troppo.
Ore 16:30
Ormai sono 2 ore che giro per Nizza, trovandomi a passare 4 volte nello stesso posto, ma perch?? Ho la testa completamente da un'altra parte. Vado in crisi assoluta, sto sclerando. L'unico albergo che trovo, tutt'altro tipo rispetto a cio' che cercavo viene 100 euri a notte. Rinuncio. Sale la sconfidence, inisia a fare buio. Decido di prendere l'autoroute e tornare in Italie. Rimango bloccato altre 2 ore nel traffico caotico di Ventimiglia, finch?, passata Bordighera, arrivo ad Ospedaletti.
Ore 18:30
Hotel Rocca sul mare, dopo lo stop, a destra. Una decisa strada in discesa. La moto che sterza quasi da sola, quasi avesse deciso lei, quasi fosse stufa di cercare altri posti invano. Mi fermo davanti a quello che poi sarebbe stato il mio albergo per quella notte. Stupendo. Davvero sul mare. 57 euro a notte. Onesto, accetto. Il consierge mi mostra la camera, e fiero della sua struttura alza orgoglioso la tapparella elettrica della mia camera.
Il mare, un sogno blu cobalto. La foto ? quella del giorno dopo. Ormai ? sera, fa buio, il mare ? mosso, si sente solo lo sbattere delle onde incazzate sulla battigia. Ne approfitto per fare qualche foto.
Mi faccio una doccia, mi vesto e vado in paese.
Lo giro in 43 secondi netti, e fra la Pizzeria speedy e "il golfo di Napoli" preferisco quest'ultima. Mentre attendo la cena telefono agli amici, si, tutto bene, fa freddo, fa caldo. Scrivo messaggi. Uno, in particolare.
Nessuna risposta a tutt'ora.
Ore 21:00
Esco sazio dalla pizzeria, giro l'angolo ed entro in un locale a bere l'amaro. Un mezzo Unicum, grazie. Niente Unicum? Vada di Montenegro con ghiaccio allora.
Mi perdo nel bicchiere di amaro e penso. MA che caxxo ci faccio qui..cosa ci faccio. Telefono a Diego. "Oi!" "We dove sei?!" "Io vicino Sanremo, te?" "in palestra!" "Diego, sto malissimo, che minchia ci faccio qua...ho preso una camera, mi affaccio e vedo il mare, solo mare, ? tutto buio, non si vede neanche dove caxxo finisca sto caxxo di mare.." Inizio a piangere istericamente. "Sei un grande fratello, sei un grande Beppe." "Ma che grande Diego, ho bisogno di parlare con qualcuno, di sfogarmi"
Torno in albergo con un Montenegro di troppo nello stomaco e casco nel letto vestito.
Sabato 22 Novembre 2008, il ritorno.
Mi alzo tardi, alle 10 e mezza. Non ho dormito molto bene, ma tant'?.
Alle 11 sono gi? in moto in direzione casa. Mi fermo solo per far benzina, fumare una sigaretta e bere un caff? come si deve.
Percorro 600km tutti in un fiato, frullando a 8000 giri in sesta - meglio non scrivere la velocit? - che moto. Che motore. Arrivo a Pordenone alle 17:30 circa.
Parcheggio la moto con 1.500 km esatti in piu' rispetto a 2 giorni prima, salgo in camera. Chiaramente, ? tutto come 2 giorni f?.
Io per? sono diverso. Avevo bisogno di sentirmi vivo. Avevo bisogno di qualcosa di cui ricordarmi tutta la vita. Ho pensato tantissimo lungo il viaggio, ho riflettuto, mi sono mangiato il fegato, si sono alternati momenti di tristezza a momenti di grande soddisfazione.
E adesso, sdraiato col portatile nel mio letto, ho raccontato a Voi amici miei questa mia storia, con ancora il suo profumo sulle lenzuola e con il frullare del V4 Honda nel cuore.
Grazie a tutti
Prologo.
Mercoledi' 19 Novembre 2008, ore 22:00
Le lacrime sul mio viso, scendono copiose e solcano le mie guance. Sono parole forti quelle che pronuncio sdraiato nel lettino di casa della mia morosa, con lei accanto, abbracciata, quasi avvinghiata a me. Parole che hanno sapore di un finale che, prima o dopo, nel mio cuore sapevo doveva arrivare. Parole di addio. Amore, non riesco a fidarmi di te. Mi dispiace. Per un anno e mezzo ci ho creduto, sono cambiato, sono andato contro me stesso, e ti ho amato tanto. Ti amo ancora tanto, ma non riesco a fidarmi di te. E se non c'? fiducia, stellina mia, non si costruir? mai niente. I consigli degli amici come eco lontani risuonano nella mia testa. E mentre cerco di soffrire il meno possibile ci addormentiamo insieme per l'ultima volta, io girato di lato, lei abbracciata dietro a me, come al solito, con la sua mano sul mio pancino.
Giovedi' 20 Novembre 2008, ore 6:40
Monto in macchina e mi allontano da casa sua, piangendo in silenzio e fingendo di star bene. Ma il mio cuore, figlio della stessa bugia, ? lacerato, dilaniato per la seconda volta. Eppure mi ero ripromesso di non soffrire piu'.
Fa freddo, sono 2 gradi soltanto sulla strada che collega Udine a Portogruaro. La "Ferrata" si chiama, poich? essa segue il tracciato di una linea ferroviaria progettata negli anni '30 del Novecento e mai portata a termine. E' un lunghissimo ed assoluto rettifilo, quante volte l'ho percorso la sera, per raggiungere lei. Con il mio K3, con il Vfr, con la Silvia. Quante volte, magari con lei sul sellino posteriore del K3, con il cupolino puntato verso il cielo, persi in una pinna lunghissima. E quando atterravo la solita pacchetta sulla spalla, dolce consolazione che per l'ennesima volta ci era andata bene.
Fa freddo e penso. Penso di averla persa, la mia donna, per sempre.
Ore 13:00
Sono a casa, a Pordenone. Mi pento di quello che ho fatto la sera prima, ma nel profondo del mio cuore so di aver fatto la scelta giusta. Cio' non toglie che sto male. Nell'armadio di casa mia c'? tutta la sua roba da vestire, qualche CD, dei profumi, la stecca di Philip Morris comprata in Slovenia solo la settimana prima, e, stranamente, ancora sigillata. Le "Phillip Island" le chiamavamo. Inevitabili e cocenti strascichi che ogni storia finita si porta con se.
Faccio 4 valige di tutta la sua roba e le carico nella BMW, torno verso casa sua dove mi aspetta sua madre.
Ore 17:00
Ho deciso. Parto. Si, ma dove vado? Puglia? Calabria? No, poi va a finire che vado a trovare i miei zii che a momenti manco mi ricordo di avere.
Francia. Si, sud della Francia. Quelli di Superbike Italia dicono sempre che li' in Inverno ci sono 20 gradi. Si, ho deciso, parto. K3 1000 o Vufero? Vufero, Vufero, che ? piu' comodoso. Faro' a meno delle impennate all'uscita dei caselli ma almeno i polsi mi ringrazieranno. Sposto il gatto che pacioso dorme nella borsa da serbatoio posta in garage e ci butto dentro un paio di jeans, le Silver, una felpa della Nike col cappuccio, un paio di mutande, un paio di calzini, il carica batterie del Nokia, 3 pacchetti di Camel light e la mia Canon 400D. Bastera'. Tanto al massimo domenica torno, lunedi' comincio il lavoro nuovo.
Sotto tuta termico, micro-pile, tuta intera Arlen Ness, sotto guanti, antivento al collo e sotto casco. Cambio la visiera cromata del Suomy a favore di quella trasparente, al limite sotto mettero' gli occhiali da sole.
Ore 18:30 - Partenza.
Saluto mia mamma, che preoccupata e con le lacrime agli occhi, vede partire suo figlio in moto, cosi' all'improvviso, col buio fuori e 4 gradi di temperatura.
Esco dal vialetto del garage e penso. No, devo salutarla prima di partire. Cosi vado ad aspettarla ad uscita dal lavoro. Arrivo in anticipo, il tempo di una sigaretta e infreddolita la vedo uscire dal portone del magazzino, mentre si accende la tanto agognata sigaretta di fine lavoro, chiusa nel pile azzurro che gli avevo regalato il Natale dell'anno scorso. Mi vede, mi raggiunge.
Piccola, io parto. Staro' via due o tre giorni. Ci tenevo a salutarti. E dove vai? Boh, Francia, Spagna, non so. Lontano da qui, ho bisogno di riflettere. Senti, io ho ancora l'anello al dito e la tua fotina del portafoglio, sai che ti penso.
Ok, sta attento. Mentre mi aiuta ad infilare bene il sottocasco dentro il collare antivento ci baciamo. Bacio deciso. Bacio profumato. Bacio di addio.
Ore 19:15
Ho imboccato l'autostrada a Pordenone in direzione Portogruaro-Venezia, fa un freddo cane, ma il sotto tuta fa il suo lavoro. Le mani, ho freddo alle mani.
Il cervello va in roaming completo gia' dopo pochi km.
Ore 20:20
Mi fermo in Autogrill dopo Padova Est per fare il pieno e per mangiare qualcosa. Spizzico propone un'insalata, peraltro di scarsa qualita'. Se non altro spezza il mio digiuno totale del giorno prima. Ho lo stomaco chiuso, le verdure fanno schifo e i bocconi cadono lenti nello stomaco. Sono seduto solo, tutto imbottito nella tuta, il casco senza nemmeno un moscerino sulla visiera ? poggiato di fronte a me, e mi fa capire che non ? proprio stagione di andare in moto. Un cassiere svogliato ma educato mi serve il caff?. Fumo una sigaretta, mi vesto e riparto.
Ore 22:00 circa.
Ho passato a Brescia lo svincolo per Piacenza. I tabelloni sull'autostrada indicano l'ora, temperatura: 2 gradi, e qualche scontato consiglio per chi guida.
Ogni tanto mi volto a guardare oltre il guard-rail, vedo una campagna che sembra infinita, ricoperta di una coltre di foschia biancastra. L'autostrada ? deserta. Ci sono solo io, con un Vufero dell'87. Il suo dolce frullare mi fa compagnia. Sono seduto su di un motore, e, sul filo dei 130Km/h, mi lascio tutto alle spalle. Inizio ad essere stanco. Mi metto in scia ad un Mercedes ML, mi scaldo la mano sinistra fra le carene nel frattempo che sono gia' a Piacenza.
Ore 22:40 Circa.
Esco dall'autostrada per cercare un posto dove dormire, sbaglio strada, mi trovo a Fidenza. Ma si, un posto vale l'altro. In centro citt?, deserto, trovo alloggio in un albergaccio a 2 stelle, di cui non ricordo neanche il nome. L'assonnato custode mi propone una singola e la prima colazione a 40 euro. Non faccio storie ed accetto. Salgo in stanza, mi svesto, accendo una sigaretta, apro la finestra. Ma che diavolo sto facendo.
Mi addormento quasi vestito, con lei nella testa, con i miei amici che mi mandano sms chiedendomi notizie di me, con mia madre che mi chiama. Come mastini napoletani mi stanno sotto. Non ce la faccio piu'. Ho fatto bene a partire.
Venerd? 21 Novembre 2008, ore 9:00
Mi sveglio da solo, la voglia della doccia mi passa appena constato le condizioni del bagno. Accendo una sigaretta e guardo la cartina. Apro la finestra, ? una bella giornata.
Mi lavo e mi tuto, organizzo la borsa e scendo per la colazione. Una tortina dell'Ildl mezza sbriciolata e uno yoghurt scaduto. Puah, poco male, tanto per cambiare non ho fame.
Il Vufero si sveglia meglio di me e, nonostante i suoi 52.000km, parte a colpo.
Ore 10:00
Riprendo l'autostrada a Piacenza in direzione Alessandria-Imperia-Ventimiglia. I tester di Superbike non sbagliavano: la temperatura ? di 15 gradi e il viaggio inizia a farsi piacevole. Scorrazzo dolcemente sulle dolci pieghe della Genova Ventimiglia frullando attorno ai 140 indicati, non c'? fretta, non c'? traffico. Il viaggio prosegue senza particolari problemi, cervello, ovviamente, costantemente in roaming.
Ore 14:30
Esco a Ventimiglia e arrivo al confine: ce l'ho fatta!
Foto di rito, per vantarsi con gli amici di pieghe. Loro che magari girano un secondo piu' veloce di me a Grobnik, ma che oltre Verzegnis non sono mai andati.
Proseguo verso Nizza, alla ricerca di un albergo sul mare, da non spendere troppo.
Ore 16:30
Ormai sono 2 ore che giro per Nizza, trovandomi a passare 4 volte nello stesso posto, ma perch?? Ho la testa completamente da un'altra parte. Vado in crisi assoluta, sto sclerando. L'unico albergo che trovo, tutt'altro tipo rispetto a cio' che cercavo viene 100 euri a notte. Rinuncio. Sale la sconfidence, inisia a fare buio. Decido di prendere l'autoroute e tornare in Italie. Rimango bloccato altre 2 ore nel traffico caotico di Ventimiglia, finch?, passata Bordighera, arrivo ad Ospedaletti.
Ore 18:30
Hotel Rocca sul mare, dopo lo stop, a destra. Una decisa strada in discesa. La moto che sterza quasi da sola, quasi avesse deciso lei, quasi fosse stufa di cercare altri posti invano. Mi fermo davanti a quello che poi sarebbe stato il mio albergo per quella notte. Stupendo. Davvero sul mare. 57 euro a notte. Onesto, accetto. Il consierge mi mostra la camera, e fiero della sua struttura alza orgoglioso la tapparella elettrica della mia camera.
Il mare, un sogno blu cobalto. La foto ? quella del giorno dopo. Ormai ? sera, fa buio, il mare ? mosso, si sente solo lo sbattere delle onde incazzate sulla battigia. Ne approfitto per fare qualche foto.
Mi faccio una doccia, mi vesto e vado in paese.
Lo giro in 43 secondi netti, e fra la Pizzeria speedy e "il golfo di Napoli" preferisco quest'ultima. Mentre attendo la cena telefono agli amici, si, tutto bene, fa freddo, fa caldo. Scrivo messaggi. Uno, in particolare.
"Sono lontano, sto bene, ma se penso a tutti i momenti
passati assieme mi viene un blocco e sto malissimo. Ma
perch? hai rovinato tutto cosi'..i nostri progetti, il nostro
futuro..come pensavi che non si sarebbe mai venuto a
sapere..In albergo apro la finestra e vedo il mare e le sue
onde impetuose, lo ascolto in silenzio, ? angosciante
sapere che tutto questo poteva essere solo nostro. E
invece ? tristemente tutto mio, mio e del mio dolore."
passati assieme mi viene un blocco e sto malissimo. Ma
perch? hai rovinato tutto cosi'..i nostri progetti, il nostro
futuro..come pensavi che non si sarebbe mai venuto a
sapere..In albergo apro la finestra e vedo il mare e le sue
onde impetuose, lo ascolto in silenzio, ? angosciante
sapere che tutto questo poteva essere solo nostro. E
invece ? tristemente tutto mio, mio e del mio dolore."
Nessuna risposta a tutt'ora.
Ore 21:00
Esco sazio dalla pizzeria, giro l'angolo ed entro in un locale a bere l'amaro. Un mezzo Unicum, grazie. Niente Unicum? Vada di Montenegro con ghiaccio allora.
Mi perdo nel bicchiere di amaro e penso. MA che caxxo ci faccio qui..cosa ci faccio. Telefono a Diego. "Oi!" "We dove sei?!" "Io vicino Sanremo, te?" "in palestra!" "Diego, sto malissimo, che minchia ci faccio qua...ho preso una camera, mi affaccio e vedo il mare, solo mare, ? tutto buio, non si vede neanche dove caxxo finisca sto caxxo di mare.." Inizio a piangere istericamente. "Sei un grande fratello, sei un grande Beppe." "Ma che grande Diego, ho bisogno di parlare con qualcuno, di sfogarmi"
Torno in albergo con un Montenegro di troppo nello stomaco e casco nel letto vestito.
Sabato 22 Novembre 2008, il ritorno.
Mi alzo tardi, alle 10 e mezza. Non ho dormito molto bene, ma tant'?.
Alle 11 sono gi? in moto in direzione casa. Mi fermo solo per far benzina, fumare una sigaretta e bere un caff? come si deve.
Percorro 600km tutti in un fiato, frullando a 8000 giri in sesta - meglio non scrivere la velocit? - che moto. Che motore. Arrivo a Pordenone alle 17:30 circa.
Parcheggio la moto con 1.500 km esatti in piu' rispetto a 2 giorni prima, salgo in camera. Chiaramente, ? tutto come 2 giorni f?.
Io per? sono diverso. Avevo bisogno di sentirmi vivo. Avevo bisogno di qualcosa di cui ricordarmi tutta la vita. Ho pensato tantissimo lungo il viaggio, ho riflettuto, mi sono mangiato il fegato, si sono alternati momenti di tristezza a momenti di grande soddisfazione.
E adesso, sdraiato col portatile nel mio letto, ho raccontato a Voi amici miei questa mia storia, con ancora il suo profumo sulle lenzuola e con il frullare del V4 Honda nel cuore.
Grazie a tutti
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