harley davidson VRSC-RR Endurance
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MOTORE HARLEY, TELAIO BAKKER
Il progetto fu avviato da Andreas Binner, titolare del concessionario H-D di Bonn, con l’aiuto di Buell Hannover e il supporto tecnico di Bakker Framebouw. Il telaista olandese costruì uno chassis in cromo-molibdeno e alluminio, una struttura mista al cui interno era incastonato il massiccio V-twin di Milwaukee. Bakker fabbricò ad hoc anche il lungo forcellone in alluminio e altre componenti dello stesso materiale come il serbatoio (dotato di sistema di rifornimento rapido), le pedane, il telaietto posteriore e i semimanubri.
LOOK YAMAHA
La moto venne approntata di tutto punto per l’impiego in pista facendo ricorso a una serie di modifiche meccaniche e ciclistiche: il motore, opportunamente elaborato, beneficiò di un impianto di scarico con layout due-uno-due e di un nuovo radiatore anch’essi a firma Bakker, ma arrivarono anche una nuova forcella upside-down e un impianto frenante con pinze radiali. Le sovrastrutture di origine Yamaha R7 donavano alla VRSC-RR un look da Frankenstein dei cordoli, accentuato da un interasse visibilmente generoso e da una stazza decisamente abbondante: a vederla così la V-Rod da corsa aveva poche speranze contro supersportive più potenti, leggere e agili. E soprattutto più affidabili, una dote fondamentale quando si parla di endurance.
ALLA 24 ORE DI OSCHERSLEBEN
Nel 2006 la VRSC-RR venne iscritta alla 24 Ore di Oschersleben, sesto round del Mondiale Endurance in programma per il 12-13 di agosto. Il team Harley-Davidson Racing Bonn, supportato blandamente anche da H-D USA, schierò un equipaggio formato dal pilota semiprofessionista Dirk Scheffer, dall’illustratore Holger Aue e dal giornalista Andy Glänzel. Nelle prove il trio fece segnare un miglior tempo di 1.41, un crono di circa 12 secondi più lento della pole position: per fare un paragone, la Superpole di Troy Corser con la Petronas nel 2004 (in quello che era stato l’ultimo appuntamento iridato delle derivate disputatosi sul tracciato tedesco) era di 1:27.687.
COME IL CALABRONE
Nonostante un problema elettrico che costrinse il team a una sosta di un’ora e un quarto in pitlane la V-Rod riuscì a portare a termine la gara, percorrendo 757 tornate (l’equivalente di 2.776 chilometri) in 24 ore senza problemi meccanici di rilievo. Con un giro veloce di 1.39 minuti stampato da Schaffler, la VRSC-RR tagliò il traguardo in trentesima posizione su 45 partenti, all’undicesimo posto nella classe Open. Un ottimo risultato che arrivò contro ogni pronostico, e forse anche contro le leggi classiche del motociclismo da corsa. Come il calabrone, che secondo il noto aforisma non potrebbe volare. Ma non lo sa, e quindi vola lo stesso.
da ridersmagazine
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