una testimonianza....
SERGIO Robbiano, genovese, 31 anni, ? uno dei pi? giovani e affermati designer italiani di moto. Ha iniziato a lavorare nel 1992 presso il Centro Ricerche Cagiva fondato e diretto da Massimo Tamburini, ha partecipato alla creazione della Ducati 916 e disegnato l'ultimo modello della Mito. La sua pi? recente opera finita ? la Bimota 500 V2, della quale ha curato sia lo stile, che le scelte tecniche connesse. Disegna in esclusiva da tre anni anche le grafiche dei caschi AGV.
INDIMENTICABILE Jack Nicholson che racconta a Shirley Me Laine in "Voglia di Tenerezza" l'emozione profonda dell'astronauta che "buca il nero dello spazio ed osserva la terra laggi? in fondo, un puntino azzurro fra i tanti.. quello! quello ? stato il mio momento."
Momenti che danno un senso assoluto ad una intera esistenza; sensazioni che tutti noi motociclisti, un po' incoscienti e molto romantici, o viceversa, abbiamo provato almeno una volta. E come descrivere allora ci? che pu? accadere all'interno di un giovane disegnatore, che delle due ruote ha fatto una ragione di vita (e la permanenza costante nel reparto di ortopedia), nell'istante in cui Lui, il detentore di ogni segreto motociclistico ti convoca nel suo ufficio e ti dice: "S?, lei ? assunto."
Ma di Massimo Tamburini e della sua ultima creatura parleremo tra poco.
Finalmente arriviamo ad oggi. Ho smesso "temporaneamente" da qualche anno di frequentare le bianche stanze dei S. Martino di Genova (l'ospedale) perch? il dovere-piacere di dover disegnare cupolini, codoni e carene ? diventato fonte di sostentamento ed esaltazione irrinunciabile; e quando a Colonia il direttore di SuperWHEELS, Claudio Braglia mi ha detto "Che ne diresti di una rubrica che affronti il tema dei design senza essere un polpettone di dati e formule" ho avuto un vuoto allo stomaco, tipo l'istante in cui stai per ribaltarti in terza con una 500 da cross... devi cercare di mantenere la calma e tornare assolutamente con i piedi per terra.
Ed eccoci qui, a cercare di spiegare tutto, o almeno ci? che si pu? raccontare, quello che ? accaduto al Centro Ricerche Cagiva nella definizione dei design della regina delle moto sportive italiane: la Ducati 916.
Parlare della moto che ha vinto quattro titoli mondiali Superbike consecutivi ci invita, ed ? un piacere, a raccontare qualcosa dell'incredibile figura di Massimo Tamburini, direttore generale della CRC e progettista della belva rossa.
Il rammarico ? non avere lo spazio sufficiente ad illustrare la dimensione dei suo operato nel settore; ci accontenteremo di ricordare le oltre trenta moto progettate durante gli ultimi venticinque anni, i circa trenta campionati italiani vinti, pi? o meno quindici titoli mondiali conquistati tra piloti e Marche e, fatto appena marginale, che ? stato il primo a progettare nel '75 la sospensione posteriore a geometria progressiva, a costruire nel '78 la prima moto con telaio perimetrale (mi sembra di avere visto qualche giapponese nell'ultimo decennio con una soluzione analoga ... ) e ad avere recentemente dominato le classifiche di vendita dei settore 125 sport con la Mito.
lo, sinceramente, queste cose non le sapevo, e di sicuro l'uomo Tamburini non ve le dir? mai, ma dopo una settimana di lavoro in CRC ho cominciato a sospettare qualcosa.
L'inevitabile entusiasmo dei primi momenti era destinato a riscontrarsi con la realt?; all'interno della CRC la persona meno dotata era infinitamente superiore al sottoscritto e la media viaggiava dall'ottimo all'eccellente; ero terrorizzato persino dalla donna delle pulizie, anche lei seguiva un metodo di lavoro preciso ed organizzato; ancora oggi mi chiedo se "Mister T" avesse istruito pure lei. A parte gli scherzi, la differenza tra noi comuni mortali e ci? che accade dentro a quelle mura ? la spasmodica ricerca della perfezione in ogni minimo dettaglio che componga una moto.
La cosa divertente ? che il signore in questione non si considera uno stilista: "Sono stato costretto perch? non c'era nessuno a farlo quando iniziammo"; eh s?, in effetti alla partenza il Centro, che oggi mette in ginocchio moltitudini di ingegneri dagli occhi a mandorla, era un gruppetto di persone dalle capacit? decisamente uniche.
La "qualit? totale" ? l'obiettivo fondamentale unico ed ultimo che anima oggi come allora ogni singolo componente dei Centro Ricerche e Massimo Tamburini, per raggiungerne l'essenza, ha elaborato un metodo di lavoro duro ed efficace. Ogni singolo componente ? oggetto di attenzioni e di cure maniacali, dall'ottimizzazione dei funzionamento alla ricerca stilistica esasperata.
"0uando avr? raggiunto il massimo dell'efficacia e superato tutti i test previsti svolgendo le funzioni per le quali ? stato pensato nella maniera pi? semplice, novantanove volte su cento sar? anche bello", sembra incredibile eppure era proprio cos? ho visto il telaio della 916 mutare innumerevoli volte e ad ogni step l'aspetto migliorava: pi? compatto, pi? leggero, pi? resistente ed incredibilmente diventava meraviglioso alla vista, quasi la natura avesse previsto che le rigide leggi della fisica e della matematica dovessero in qualche modo appagare anche l'occhio umano; quel groviglio di tubi assumeva ogni volta un aspetto pi? compatto, robusto ed efficiente; il motore sembrava essere nato per venire fagocitato in quell'unica soluzione, una simbiosi perfetta di tecnica ed estetica.
Non si capiva pi? dove finiva il pezzo meccanico e dove iniziava l'opera d'arte.
SERGIO Robbiano, genovese, 31 anni, ? uno dei pi? giovani e affermati designer italiani di moto. Ha iniziato a lavorare nel 1992 presso il Centro Ricerche Cagiva fondato e diretto da Massimo Tamburini, ha partecipato alla creazione della Ducati 916 e disegnato l'ultimo modello della Mito. La sua pi? recente opera finita ? la Bimota 500 V2, della quale ha curato sia lo stile, che le scelte tecniche connesse. Disegna in esclusiva da tre anni anche le grafiche dei caschi AGV.
INDIMENTICABILE Jack Nicholson che racconta a Shirley Me Laine in "Voglia di Tenerezza" l'emozione profonda dell'astronauta che "buca il nero dello spazio ed osserva la terra laggi? in fondo, un puntino azzurro fra i tanti.. quello! quello ? stato il mio momento."
Momenti che danno un senso assoluto ad una intera esistenza; sensazioni che tutti noi motociclisti, un po' incoscienti e molto romantici, o viceversa, abbiamo provato almeno una volta. E come descrivere allora ci? che pu? accadere all'interno di un giovane disegnatore, che delle due ruote ha fatto una ragione di vita (e la permanenza costante nel reparto di ortopedia), nell'istante in cui Lui, il detentore di ogni segreto motociclistico ti convoca nel suo ufficio e ti dice: "S?, lei ? assunto."
Ma di Massimo Tamburini e della sua ultima creatura parleremo tra poco.
Finalmente arriviamo ad oggi. Ho smesso "temporaneamente" da qualche anno di frequentare le bianche stanze dei S. Martino di Genova (l'ospedale) perch? il dovere-piacere di dover disegnare cupolini, codoni e carene ? diventato fonte di sostentamento ed esaltazione irrinunciabile; e quando a Colonia il direttore di SuperWHEELS, Claudio Braglia mi ha detto "Che ne diresti di una rubrica che affronti il tema dei design senza essere un polpettone di dati e formule" ho avuto un vuoto allo stomaco, tipo l'istante in cui stai per ribaltarti in terza con una 500 da cross... devi cercare di mantenere la calma e tornare assolutamente con i piedi per terra.
Ed eccoci qui, a cercare di spiegare tutto, o almeno ci? che si pu? raccontare, quello che ? accaduto al Centro Ricerche Cagiva nella definizione dei design della regina delle moto sportive italiane: la Ducati 916.
Parlare della moto che ha vinto quattro titoli mondiali Superbike consecutivi ci invita, ed ? un piacere, a raccontare qualcosa dell'incredibile figura di Massimo Tamburini, direttore generale della CRC e progettista della belva rossa.
Il rammarico ? non avere lo spazio sufficiente ad illustrare la dimensione dei suo operato nel settore; ci accontenteremo di ricordare le oltre trenta moto progettate durante gli ultimi venticinque anni, i circa trenta campionati italiani vinti, pi? o meno quindici titoli mondiali conquistati tra piloti e Marche e, fatto appena marginale, che ? stato il primo a progettare nel '75 la sospensione posteriore a geometria progressiva, a costruire nel '78 la prima moto con telaio perimetrale (mi sembra di avere visto qualche giapponese nell'ultimo decennio con una soluzione analoga ... ) e ad avere recentemente dominato le classifiche di vendita dei settore 125 sport con la Mito.
lo, sinceramente, queste cose non le sapevo, e di sicuro l'uomo Tamburini non ve le dir? mai, ma dopo una settimana di lavoro in CRC ho cominciato a sospettare qualcosa.
L'inevitabile entusiasmo dei primi momenti era destinato a riscontrarsi con la realt?; all'interno della CRC la persona meno dotata era infinitamente superiore al sottoscritto e la media viaggiava dall'ottimo all'eccellente; ero terrorizzato persino dalla donna delle pulizie, anche lei seguiva un metodo di lavoro preciso ed organizzato; ancora oggi mi chiedo se "Mister T" avesse istruito pure lei. A parte gli scherzi, la differenza tra noi comuni mortali e ci? che accade dentro a quelle mura ? la spasmodica ricerca della perfezione in ogni minimo dettaglio che componga una moto.
La cosa divertente ? che il signore in questione non si considera uno stilista: "Sono stato costretto perch? non c'era nessuno a farlo quando iniziammo"; eh s?, in effetti alla partenza il Centro, che oggi mette in ginocchio moltitudini di ingegneri dagli occhi a mandorla, era un gruppetto di persone dalle capacit? decisamente uniche.
La "qualit? totale" ? l'obiettivo fondamentale unico ed ultimo che anima oggi come allora ogni singolo componente dei Centro Ricerche e Massimo Tamburini, per raggiungerne l'essenza, ha elaborato un metodo di lavoro duro ed efficace. Ogni singolo componente ? oggetto di attenzioni e di cure maniacali, dall'ottimizzazione dei funzionamento alla ricerca stilistica esasperata.
"0uando avr? raggiunto il massimo dell'efficacia e superato tutti i test previsti svolgendo le funzioni per le quali ? stato pensato nella maniera pi? semplice, novantanove volte su cento sar? anche bello", sembra incredibile eppure era proprio cos? ho visto il telaio della 916 mutare innumerevoli volte e ad ogni step l'aspetto migliorava: pi? compatto, pi? leggero, pi? resistente ed incredibilmente diventava meraviglioso alla vista, quasi la natura avesse previsto che le rigide leggi della fisica e della matematica dovessero in qualche modo appagare anche l'occhio umano; quel groviglio di tubi assumeva ogni volta un aspetto pi? compatto, robusto ed efficiente; il motore sembrava essere nato per venire fagocitato in quell'unica soluzione, una simbiosi perfetta di tecnica ed estetica.
Non si capiva pi? dove finiva il pezzo meccanico e dove iniziava l'opera d'arte.
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