Cerchiamo di studiare le foto che provengono dal web..per capire come fare la staccatona.
La tendenza ? quella di buttarsi erroneamente sull'anteriore..con la falsa speranza che, caricandolo di pi?, la frenata sia migliore.
Falso.
Caricare troppo l'anteriore porta ad un brusco alleggerimento del posteriore...dal momento che le masse totali della moto e sulla moto (benza e pilota) tendono a spostarsi all'anteriore.
Quindi si fa lavorare troppo la forcella...si rischia di mandarla a pacco...e il retrotreno si alleggerisce oltremisura..col rischio di saltellamento del posteriore o di inalzamento.
In queste condizioni l'antisaltellamento ? fido alleato...ma se cerchiamo di spostarci il pi? indietro possibile sul sellino....? meglio.
Da questa foto si capisce come il pilota deve cercare di arretrare quanto pi? possibile il peso indietro in staccata. Ovviamente, come in questo caso, con staccate del genere con forcella a pacco....si fa quello che si pu?...
Quando si fa la staccata di preparazione all'ingresso in curva....il rischio ? che si chiuda l'avantreno. Sono le condizioni pi? delicate.
Ho trovato nel web questa divertente descrizione....fatevi due risate...
Per descrivere il modo in cui i piloti affrontano la frenata in curva, la famosa staccata, ? possibile utilizzare alcune analogie che prendono spunto dal modo in cui Bodidharma e i suoi discepoli, i Monaci del mitico Tempio Tibetano Shaolin, tradussero i movimenti degli animali in forme di combattimento. Vi sono diverse assonanze tra lo spirito e i movimenti dei piloti e l?origine del Kung-Fu; i primi adepti di questa arte da combattimento ? vera espressione della millenaria cultura cinese - studiarono approfonditamente il sistema con cui gli animali affrontavano le sfide della natura, cosicch? le sfide per la vita si traducevano nella trasposizione della zampata della tigre o della posa della Gru. I monaci tradussero e codificarono cos? i movimenti degli animali pi? abili nella lotta per adattarle alle possibilit? del corpo umano, cercando di assorbirne non solo l?agilit? e l?efficacia, ma anche l?istinto, la dinamicit? e l?agressivit?.
Chi corre o ha corso in pista sa che l'ingresso in curva ancora "pinzati" ? la parte pi? facile e al contempo pi? difficile da imparare con perizia. Da un lato, ? pi? facile perch?, affrontandola con un po' di coraggio e fortuna, la si pu? ottenere in poco tempo con sufficiente efficacia, indipendentemente da come si riesca poi a essere realmente veloci a centro curva, dove senza pratica e un assetto decente poco si fa; ? pi? difficile, d?altra parte, perch?, in realt?, dopo una certa pratica di pista per staccare pi? forte degli altri anche gi? dentro la curva serve qualcosa che vada oltre l'esperienza. Serve allora un?arte molto simile a quella del Kung-Fu, un istinto e uno stile che rendano l?atleta capace di superare le normali capacit? umane per assomigliare sempre di pi? a veri e propri animali feroci, nati per il ?combattimento in pista? e dotati di un istinto e di una capacit? di muoversi in sintonia con la moto decisamente superiori al comune.
All?interno di questo parallelo tra il motociclismo e l?arte del Kung-Fu, ? possibile individuare alcuni piloti di riferimento per il loro modo caratteristico di affrontare la staccata, soprattutto nella parte conclusiva, quando proprio con il corpo si spostano dentro la curva. L?effetto pi? spettacolare lo si nota naturalmente nelle grosse cilindrate, dove il peso del mezzo e i conseguenti effetti cinetici si fanno pi? sentire e soprattutto vedere agli occhi del pubblico? anche perch? altrimenti non potremmo evitare di trattare anche la famosa scuola spagnola, soprattutto espressa nelle classi 50, 80 e 125, con piloti che della staccata al limite erano autentici virtuosi e dei quali i nostri vecchi dicono che ?cominciavano la staccata quando gli altri la finivano?. Prenderemo perci? in esame i piloti pi? noti come "staccatori" celebri nelle grosse cilindrate e li divideremo a seconda dello stile, cio? in base alla posizione assunta in frenata, seguendo le categorie con cui sono stati nel tempo classificati i diversi stili del Kung-Fu Shaolin; vedremo che ci sono alcuni stili duri, forti, caratterizzati da agressivit? e potenza e altri morbidi, pi? aggraziati, fluidi ed elastici?
Tra gli stili da prendere in esame, cominceremo con quello della Gru, cercando nel mondo delle moto i piloti che pi? assomigliano nello stile a questo antico stile Shaolin. La stella indiscussa di questo stile credo sia stata Kevin Schwantz, ma il caposcuola va ricordato con il nome di Freddie Spencer; proseguiremo quindi con lo stile della Tigre dove splendidi interpreti sono stati Mick Doohan e Giancarlo Falappa a pari merito; proseguiremo con la figura del Drago, uno stile che si adatta a un campione attuale come Max Biaggi e alcuni grandi del passato come Luca Cadalora, Eddie Lawson e Wayne Rainey; tratteremo quindi l?Airone parlando di un fenomeno come lo ? stato Randy Mamola e di un giovane talento odierno come Valentino Rossi, per finire con lo stile dell?Ariete ricordando il selvaggio Wayne Gardner e un talento incompiuto come Antony Gobert.
LA GRU (stile morbido)
Lo stile della Gru, vede il pilota normalmente seduto sulla moto a gambe larghe, particolare che ci ha sempre fatto riconoscere Kevin Schwantz anche da lontano per gli speroni... ehm... gli stivali che puntano con il tacco verso l'interno (infatti questi piloti hanno il vizio di "perdere" spesso le pedane) e le gambe molto sciolte, pronte a equilibrare gli scuotimenti e gli sbacchettamenti del mezzo; il busto all'inizio della staccata si raddrizza sull?"attenti", con le braccia tese e dritte; la testa resta in linea con il resto del corpo, quasi puntando al centro della curva come il pomello di un compasso; Doug Polen, con la sua Ducati, sembrava addirittura rimanere quasi sempre dritto sulle braccia, al punto che ai box diceva di avere anche il tempo di godersi il panorama, o di dare una pacca sulle spalle a 300 km/h a Rob Phillis, come in realt? a volte si ? visto? Questo tipo di pilota controlla la moto con "ferma dolcezza", nel senso che il pilota ricorda un cavaliere da rodeo (decisione, polsi d'acciaio, ma muscoli sciolti per assecondare le reazioni della moto). Il manubrio viene normalmente usato all'americana (molto dritto, tipo mountain bike).
Ricordo in particolare i piloti del Team Rumi negli anni ?89-?90, i vari Fred Merkel, Sarre Monti e Richard Arnaiz che, con le loro RC 30, tenevano il manubrio praticamente dritto.
Spencer in questa posizione allungava poi molto il collo quasi a vedere la fine della curva in anticipo, gi? proteso ad affrontare la curva successiva. Non a caso, a mio parere, Schwantz o il suo predecessore, appunto Spencer (con le dovute proporzioni in fatto di resistenza al dolore e alle avversit?... ), hanno capito che quando i loro polsi non rispondevano pi? come prima sarebbe cominciato il declino... e hanno smesso.
LA TIGRE (stile duro)
Nello stile della Tigre il pilota ? molto pi? aggrappato, avviluppato alla moto, con le cosce che stringono il serbatoio con forza; qui lo stivale sta si in una posizione simile a quella della Gru, ma il polpaccio stringe di pi? e si ha l'idea che il bacino e le cosce tendano a forzare il movimento e il controllo della moto... La differenza sostanziale ? nel tronco che, mentre entra in frenata, si avvita verso l'esterno, facilitando una presa pi? forte delle braccia, quasi erculea, che ricorda proprio la presa con cui l'eroe dell'olimpo riusc? a bloccare il minotauro prendendolo per le corna. Il braccio all?interno della curva sopporta buona parte del peso, in una posizione che sollecita molto il deltoide e il trapezio (non si pu? essere dei bambocci... ), mentre quello all'esterno ricorda in un certo modo lo stile che hanno i surfisti di tenere il "braccio" che regge la vela. Inoltre, lo stesso stile lo si ritrova tra i piloti di moto d'acqua, specialit? nella quale Doohan ? notoriamente provetto. Insomma, qui la moto si inserisce con pi? cattiveria, quasi dicendogli: ?vai dove dico io!... al limite ti lascio sculettare se vuoi...?. Questi piloti hanno di solito in comune il fatto che per fermarli gli devi sparare o gi? di l?. Giancarlo Falappa in particolare esprimeva un?atteggiamento particolarmente fisico e potente sulla sua moto, al punto che non disdegnava di venire spesso a contatto con Scott Russell (altro pilota Tigre) nei momenti topici della gara. Era fatto cos?, era il suo stile, quello della Tigre appunto.
IL DRAGO (stile morbido)
Con questo stile facciamo riferimento a piloti molto sicuri e determinati che cercano di far fare alla moto quello che ? giusto che essa faccia, approfittando delle altrui debolezze per dare il colpo finale spesso proprio in staccata. Loro adottano traiettorie molto precise e pulite, e spingono la moto dentro la curva come se fosse su un binario, rimanendo bene in asse rispetto alla moto. Assecondando la moto nei movimenti sussultori che precedono la piega, ma senza scomporsi troppo, questi piloti dominano il loro mezzo con il talento e qualche volta si aggrappano ad esso con mani e gambe per non essere disarcionati, ma sempre con una supponente noncuranza. Nella staccata restano morbidi, tranquilli e tentano di infilarsi in ogni buco che si presenti davanti, voraci quali sono. Le gambe in realt? non stringono pi? di tanto e il corpo ? pronto ad adattarsi alle posizioni che il movimento di frenata richiede, anche se dall?esterno sembrano andare a passeggio; amano infatti dimostrarsi molto sicuri di quello che fanno ma non sanno nascondere l?insofferenza di fronte a un rivale pi? agressivo che li batte in frenata. A Lawson brucia ancora lo scherzo di Hockenheim ?89 fattogli da Rainey, che poi ha avuto lo stesso servizio da Schwantz l?anno dopo. Soprattutto quando battagliano con il maggior rivale possono perdere la loro solita freddezza e portare la moto oltre il limite dell?aderenza e sputare fuoco!. Max Biaggi ?il duro?, ?il provocatore?, non lo ammetter? mai ma la sua freddezza salta proprio quando si trova in staccata di fianco un certo Rossi. In Italia abbiamo avuto molti campioni legati a questo stile e, senza andare molto lontano nel tempo, basta ricordare il nostro Luca Cadalora, che dell?ingresso prima e della percorrenza della curva poi ha fatto il suo cavallo di battaglia per tanti anni, dimostrando come la pulizia nella guida, il saper ?pennellare? potesse essere molto pi? efficace di qualsiasi risposta degli avversari.
L?AIRONE (stile morbido)
Nello stile dell?Airone la differenza la fa il genio, il colpo a effetto; spesso questi piloti riescono con naturalezza a fare le cose che gli altri possono solo sognare, come cambiare traiettoria a ogni giro guadagnando sul rendimento o divertirsi mentre corrono continuando a combattere per la vittoria, salvo poi buttare via un risultato ampiamente meritato per immaturit? o incapacit? di rimanere concentrati fino in fondo.
? cos? l?Airone, capace di percorrere miglia e miglia, per poi magari schiantarsi sulla roccia di casa. A volte i piloti con questo stile esprimono arroganza, per come si comportano in pista ma anche per come si comportano fuori dai circuiti. Poi magari, invece, sono degli adorabili simpaticoni e quelle storture a cui costringono il mezzo diventano miele per gli occhi degli appassionati.
Lo sbandieramento della ruota posteriore ? una costante; per Randy Mamola era una costante del suo show, al punto che si avevano seri dubbi sulla bont? dell?ammortizzatore e delle forcelle adottate su quelle moto. Qui, pur con innegabile morbidezza, la moto viene ?pacificamente? sbattuta di qua e di l?, anche in ingresso di curva, dal momento che il pilota Airone non si decide mai da che parte inserire la moto. ? un po? come l?asino di Buridano. Proprio come Valentino Rossi che pu? scegliere se vincere facile o vincere umiliando gli avversari; a volte per? nell?incertezza sceglie di buttarsi per terra e? si fa una risata!
L?ARIETE (stile duro)
Concludiamo la carrellata con un tipo di pilota che non pu? che essere considerato come un pilota di cuore, agressivo a testa bassa, ma dal talento innegabile, come il suo caposcuola Wayne Gardner, puro e virtuoso, che spesso non se ne rende nemmeno conto e getta tutto alle ortiche come Antony Gobert ha spesso fatto in questi anni.
Gardner, come Gobert, nati nella selvaggia e incontaminata terra d?Australia, hanno saputo riportare alla luce l?istinto selvaggio dell?uomo primitivo maneggiando per? al posto della clava una potente moto da pi? di 160 cavalli. Il pilota Ariete sa sconvolgere alcuni concetti della fisica applicata alle due ruote in corsa; egli percorre strade azzardate e inesplorate, superando a volte nelle sue espressioni altri ?professori? della staccata, come molti di quelli gi? prima nominati. Il pilota Ariete, in staccata, utilizza la moto come un pilota di rally, facendola scivolare per chiudere meglio la curva, passando dalla derapata per frenare a quella per accelerare senza soluzione di continuit?? Che fenomeni!
Un p? di storia..e di emozioni intramontabili...
http://www.youtube.com/watch?v=V11-z1zOzeg
..ed ecco il RE della staccata..
http://video.google.it/videoplay?doc...285&q=schwantz
La tendenza ? quella di buttarsi erroneamente sull'anteriore..con la falsa speranza che, caricandolo di pi?, la frenata sia migliore.
Falso.
Caricare troppo l'anteriore porta ad un brusco alleggerimento del posteriore...dal momento che le masse totali della moto e sulla moto (benza e pilota) tendono a spostarsi all'anteriore.
Quindi si fa lavorare troppo la forcella...si rischia di mandarla a pacco...e il retrotreno si alleggerisce oltremisura..col rischio di saltellamento del posteriore o di inalzamento.
In queste condizioni l'antisaltellamento ? fido alleato...ma se cerchiamo di spostarci il pi? indietro possibile sul sellino....? meglio.
Da questa foto si capisce come il pilota deve cercare di arretrare quanto pi? possibile il peso indietro in staccata. Ovviamente, come in questo caso, con staccate del genere con forcella a pacco....si fa quello che si pu?...
Quando si fa la staccata di preparazione all'ingresso in curva....il rischio ? che si chiuda l'avantreno. Sono le condizioni pi? delicate.
Ho trovato nel web questa divertente descrizione....fatevi due risate...
Per descrivere il modo in cui i piloti affrontano la frenata in curva, la famosa staccata, ? possibile utilizzare alcune analogie che prendono spunto dal modo in cui Bodidharma e i suoi discepoli, i Monaci del mitico Tempio Tibetano Shaolin, tradussero i movimenti degli animali in forme di combattimento. Vi sono diverse assonanze tra lo spirito e i movimenti dei piloti e l?origine del Kung-Fu; i primi adepti di questa arte da combattimento ? vera espressione della millenaria cultura cinese - studiarono approfonditamente il sistema con cui gli animali affrontavano le sfide della natura, cosicch? le sfide per la vita si traducevano nella trasposizione della zampata della tigre o della posa della Gru. I monaci tradussero e codificarono cos? i movimenti degli animali pi? abili nella lotta per adattarle alle possibilit? del corpo umano, cercando di assorbirne non solo l?agilit? e l?efficacia, ma anche l?istinto, la dinamicit? e l?agressivit?.
Chi corre o ha corso in pista sa che l'ingresso in curva ancora "pinzati" ? la parte pi? facile e al contempo pi? difficile da imparare con perizia. Da un lato, ? pi? facile perch?, affrontandola con un po' di coraggio e fortuna, la si pu? ottenere in poco tempo con sufficiente efficacia, indipendentemente da come si riesca poi a essere realmente veloci a centro curva, dove senza pratica e un assetto decente poco si fa; ? pi? difficile, d?altra parte, perch?, in realt?, dopo una certa pratica di pista per staccare pi? forte degli altri anche gi? dentro la curva serve qualcosa che vada oltre l'esperienza. Serve allora un?arte molto simile a quella del Kung-Fu, un istinto e uno stile che rendano l?atleta capace di superare le normali capacit? umane per assomigliare sempre di pi? a veri e propri animali feroci, nati per il ?combattimento in pista? e dotati di un istinto e di una capacit? di muoversi in sintonia con la moto decisamente superiori al comune.
All?interno di questo parallelo tra il motociclismo e l?arte del Kung-Fu, ? possibile individuare alcuni piloti di riferimento per il loro modo caratteristico di affrontare la staccata, soprattutto nella parte conclusiva, quando proprio con il corpo si spostano dentro la curva. L?effetto pi? spettacolare lo si nota naturalmente nelle grosse cilindrate, dove il peso del mezzo e i conseguenti effetti cinetici si fanno pi? sentire e soprattutto vedere agli occhi del pubblico? anche perch? altrimenti non potremmo evitare di trattare anche la famosa scuola spagnola, soprattutto espressa nelle classi 50, 80 e 125, con piloti che della staccata al limite erano autentici virtuosi e dei quali i nostri vecchi dicono che ?cominciavano la staccata quando gli altri la finivano?. Prenderemo perci? in esame i piloti pi? noti come "staccatori" celebri nelle grosse cilindrate e li divideremo a seconda dello stile, cio? in base alla posizione assunta in frenata, seguendo le categorie con cui sono stati nel tempo classificati i diversi stili del Kung-Fu Shaolin; vedremo che ci sono alcuni stili duri, forti, caratterizzati da agressivit? e potenza e altri morbidi, pi? aggraziati, fluidi ed elastici?
Tra gli stili da prendere in esame, cominceremo con quello della Gru, cercando nel mondo delle moto i piloti che pi? assomigliano nello stile a questo antico stile Shaolin. La stella indiscussa di questo stile credo sia stata Kevin Schwantz, ma il caposcuola va ricordato con il nome di Freddie Spencer; proseguiremo quindi con lo stile della Tigre dove splendidi interpreti sono stati Mick Doohan e Giancarlo Falappa a pari merito; proseguiremo con la figura del Drago, uno stile che si adatta a un campione attuale come Max Biaggi e alcuni grandi del passato come Luca Cadalora, Eddie Lawson e Wayne Rainey; tratteremo quindi l?Airone parlando di un fenomeno come lo ? stato Randy Mamola e di un giovane talento odierno come Valentino Rossi, per finire con lo stile dell?Ariete ricordando il selvaggio Wayne Gardner e un talento incompiuto come Antony Gobert.
LA GRU (stile morbido)
Lo stile della Gru, vede il pilota normalmente seduto sulla moto a gambe larghe, particolare che ci ha sempre fatto riconoscere Kevin Schwantz anche da lontano per gli speroni... ehm... gli stivali che puntano con il tacco verso l'interno (infatti questi piloti hanno il vizio di "perdere" spesso le pedane) e le gambe molto sciolte, pronte a equilibrare gli scuotimenti e gli sbacchettamenti del mezzo; il busto all'inizio della staccata si raddrizza sull?"attenti", con le braccia tese e dritte; la testa resta in linea con il resto del corpo, quasi puntando al centro della curva come il pomello di un compasso; Doug Polen, con la sua Ducati, sembrava addirittura rimanere quasi sempre dritto sulle braccia, al punto che ai box diceva di avere anche il tempo di godersi il panorama, o di dare una pacca sulle spalle a 300 km/h a Rob Phillis, come in realt? a volte si ? visto? Questo tipo di pilota controlla la moto con "ferma dolcezza", nel senso che il pilota ricorda un cavaliere da rodeo (decisione, polsi d'acciaio, ma muscoli sciolti per assecondare le reazioni della moto). Il manubrio viene normalmente usato all'americana (molto dritto, tipo mountain bike).
Ricordo in particolare i piloti del Team Rumi negli anni ?89-?90, i vari Fred Merkel, Sarre Monti e Richard Arnaiz che, con le loro RC 30, tenevano il manubrio praticamente dritto.
Spencer in questa posizione allungava poi molto il collo quasi a vedere la fine della curva in anticipo, gi? proteso ad affrontare la curva successiva. Non a caso, a mio parere, Schwantz o il suo predecessore, appunto Spencer (con le dovute proporzioni in fatto di resistenza al dolore e alle avversit?... ), hanno capito che quando i loro polsi non rispondevano pi? come prima sarebbe cominciato il declino... e hanno smesso.
LA TIGRE (stile duro)
Nello stile della Tigre il pilota ? molto pi? aggrappato, avviluppato alla moto, con le cosce che stringono il serbatoio con forza; qui lo stivale sta si in una posizione simile a quella della Gru, ma il polpaccio stringe di pi? e si ha l'idea che il bacino e le cosce tendano a forzare il movimento e il controllo della moto... La differenza sostanziale ? nel tronco che, mentre entra in frenata, si avvita verso l'esterno, facilitando una presa pi? forte delle braccia, quasi erculea, che ricorda proprio la presa con cui l'eroe dell'olimpo riusc? a bloccare il minotauro prendendolo per le corna. Il braccio all?interno della curva sopporta buona parte del peso, in una posizione che sollecita molto il deltoide e il trapezio (non si pu? essere dei bambocci... ), mentre quello all'esterno ricorda in un certo modo lo stile che hanno i surfisti di tenere il "braccio" che regge la vela. Inoltre, lo stesso stile lo si ritrova tra i piloti di moto d'acqua, specialit? nella quale Doohan ? notoriamente provetto. Insomma, qui la moto si inserisce con pi? cattiveria, quasi dicendogli: ?vai dove dico io!... al limite ti lascio sculettare se vuoi...?. Questi piloti hanno di solito in comune il fatto che per fermarli gli devi sparare o gi? di l?. Giancarlo Falappa in particolare esprimeva un?atteggiamento particolarmente fisico e potente sulla sua moto, al punto che non disdegnava di venire spesso a contatto con Scott Russell (altro pilota Tigre) nei momenti topici della gara. Era fatto cos?, era il suo stile, quello della Tigre appunto.
IL DRAGO (stile morbido)
Con questo stile facciamo riferimento a piloti molto sicuri e determinati che cercano di far fare alla moto quello che ? giusto che essa faccia, approfittando delle altrui debolezze per dare il colpo finale spesso proprio in staccata. Loro adottano traiettorie molto precise e pulite, e spingono la moto dentro la curva come se fosse su un binario, rimanendo bene in asse rispetto alla moto. Assecondando la moto nei movimenti sussultori che precedono la piega, ma senza scomporsi troppo, questi piloti dominano il loro mezzo con il talento e qualche volta si aggrappano ad esso con mani e gambe per non essere disarcionati, ma sempre con una supponente noncuranza. Nella staccata restano morbidi, tranquilli e tentano di infilarsi in ogni buco che si presenti davanti, voraci quali sono. Le gambe in realt? non stringono pi? di tanto e il corpo ? pronto ad adattarsi alle posizioni che il movimento di frenata richiede, anche se dall?esterno sembrano andare a passeggio; amano infatti dimostrarsi molto sicuri di quello che fanno ma non sanno nascondere l?insofferenza di fronte a un rivale pi? agressivo che li batte in frenata. A Lawson brucia ancora lo scherzo di Hockenheim ?89 fattogli da Rainey, che poi ha avuto lo stesso servizio da Schwantz l?anno dopo. Soprattutto quando battagliano con il maggior rivale possono perdere la loro solita freddezza e portare la moto oltre il limite dell?aderenza e sputare fuoco!. Max Biaggi ?il duro?, ?il provocatore?, non lo ammetter? mai ma la sua freddezza salta proprio quando si trova in staccata di fianco un certo Rossi. In Italia abbiamo avuto molti campioni legati a questo stile e, senza andare molto lontano nel tempo, basta ricordare il nostro Luca Cadalora, che dell?ingresso prima e della percorrenza della curva poi ha fatto il suo cavallo di battaglia per tanti anni, dimostrando come la pulizia nella guida, il saper ?pennellare? potesse essere molto pi? efficace di qualsiasi risposta degli avversari.
L?AIRONE (stile morbido)
Nello stile dell?Airone la differenza la fa il genio, il colpo a effetto; spesso questi piloti riescono con naturalezza a fare le cose che gli altri possono solo sognare, come cambiare traiettoria a ogni giro guadagnando sul rendimento o divertirsi mentre corrono continuando a combattere per la vittoria, salvo poi buttare via un risultato ampiamente meritato per immaturit? o incapacit? di rimanere concentrati fino in fondo.
? cos? l?Airone, capace di percorrere miglia e miglia, per poi magari schiantarsi sulla roccia di casa. A volte i piloti con questo stile esprimono arroganza, per come si comportano in pista ma anche per come si comportano fuori dai circuiti. Poi magari, invece, sono degli adorabili simpaticoni e quelle storture a cui costringono il mezzo diventano miele per gli occhi degli appassionati.
Lo sbandieramento della ruota posteriore ? una costante; per Randy Mamola era una costante del suo show, al punto che si avevano seri dubbi sulla bont? dell?ammortizzatore e delle forcelle adottate su quelle moto. Qui, pur con innegabile morbidezza, la moto viene ?pacificamente? sbattuta di qua e di l?, anche in ingresso di curva, dal momento che il pilota Airone non si decide mai da che parte inserire la moto. ? un po? come l?asino di Buridano. Proprio come Valentino Rossi che pu? scegliere se vincere facile o vincere umiliando gli avversari; a volte per? nell?incertezza sceglie di buttarsi per terra e? si fa una risata!
L?ARIETE (stile duro)
Concludiamo la carrellata con un tipo di pilota che non pu? che essere considerato come un pilota di cuore, agressivo a testa bassa, ma dal talento innegabile, come il suo caposcuola Wayne Gardner, puro e virtuoso, che spesso non se ne rende nemmeno conto e getta tutto alle ortiche come Antony Gobert ha spesso fatto in questi anni.
Gardner, come Gobert, nati nella selvaggia e incontaminata terra d?Australia, hanno saputo riportare alla luce l?istinto selvaggio dell?uomo primitivo maneggiando per? al posto della clava una potente moto da pi? di 160 cavalli. Il pilota Ariete sa sconvolgere alcuni concetti della fisica applicata alle due ruote in corsa; egli percorre strade azzardate e inesplorate, superando a volte nelle sue espressioni altri ?professori? della staccata, come molti di quelli gi? prima nominati. Il pilota Ariete, in staccata, utilizza la moto come un pilota di rally, facendola scivolare per chiudere meglio la curva, passando dalla derapata per frenare a quella per accelerare senza soluzione di continuit?? Che fenomeni!
Un p? di storia..e di emozioni intramontabili...
http://www.youtube.com/watch?v=V11-z1zOzeg
..ed ecco il RE della staccata..
http://video.google.it/videoplay?doc...285&q=schwantz
Comment